Nelle prime ore del capodanno, New Horizons ha inaugurato l’era dell’esplorazione dell’enigmatica fascia di Kuiper, una regione di oggetti primordiali che rappresentano la chiave per comprendere le origini del Sistema solare, sorvolando Ultima Thule.
«Congratulazioni al team New Horizons della Nasa, al Johns Hopkins Applied Physics Laboratory e al Southwest Research Institute per avere nuovamente scritto la storia. Oltre a essere stata la prima sonda ad esplorare Plutone, oggi New Horizons ha sorvolato l’oggetto più distante mai visitato da un veicolo spaziale ed è diventata la prima sonda spaziale ad esplorare direttamente un oggetto costituito dai residui della nascita del nostro Sistema solare», ha detto Jim Bridenstine della Nasa.
I segnali provenienti dalla sonda spaziale confermano il perfetto funzionamento della stessa e i dati scientifici su Ultima Thule hanno raggiunto il centro operativo della missione presso il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory alle 10:29 EST del primo gennaio, quasi esattamente 10 ore dopo l’avvicinamento di New Horizons all’oggetto.
«New Horizons oggi si è comportata come previsto, conducendo l’esplorazione più lontana di qualsiasi altro mondo nella storia: 6.4 miliardi di chilometri dal Sole», ha riferito Alan Stern, il principal investigator della missione, del Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado. «I dati sembrano fantastici e stiamo già imparando molto dall’avvicinamento a Ultima. D’ora in avanti i dati saranno sempre migliori!»
Le immagini scattate durante l’avvicinamento della sonda spaziale, che ha portato New Horizons a soli 3.500 chilometri da Ultima Thule, hanno rivelato che l’oggetto della fascia di Kuiper potrebbe avere una forma simile a un birillo rotante, di circa 32 per 16 chilometri. In alternativa, un’altra possibilità potrebbe essere che Ultima sia costituita da due oggetti in orbita l’uno attorno all’altro. I dati del flyby hanno già risolto uno dei misteri di Ultima, dimostrando che l’oggetto della fascia di Kuiper ruota come un’elica con l’asse che punta approssimativamente verso New Horizons. Questo spiega perché, nelle immagini scattate prima che Ultima venisse risolta, la sua luminosità non sembrava variare mentre ruotava. Un passo successivo, per i ricercatori, sarà quello di determinarne il periodo di rotazione.
«New Horizons occupa un posto caro nei nostri cuori sia come piccola esploratrice, intrepida e tenace, sia come grande fotografa», ha dichiarato Ralph Semmel, direttore del Johns Hopkins Applied Physics Laboratory. «Questo flyby segna un primo traguardo per tutti noi – Apl, Nasa, per la nazione e il mondo intero – ed è un grande onore per la grande squadra di scienziati e ingegneri che ci ha permesso di raggiungere questo obiettivo».
«Raggiungere Ultima Thule da oltre 6 miliardi di chilometri di distanza è un risultato incredibile: questa impresa rappresenta il meglio dell’esplorazione spaziale», ha aggiunto Adam L. Hamilton, presidente e Ceo del Southwest Research Institute di San Antonio. «Complimenti al team scientifico e ai partner della missione per aver iniziato a scrivere i libri di testo su Plutone e sulla fascia di Kuiper. Non vediamo l’ora di leggere il prossimo capitolo».
New Horizons continuerà ad inviare immagini e altri dati nei giorni e mesi a venire, completando lo scarico dei dati scientifici nei prossimi 20 mesi. Nei prossimi giorni dovrebbero già essere disponibili le prime immagini alla spettacolare risoluzione alla quale questa piccola esploratrice dello spazio ci ha abituato, con Plutone. Attendiamo fiduciosi!