Un’altra Apod con firma italiana. Il soggetto è una vecchia conoscenza, sia per noi sia per la giuria che sceglie quotidianamente le Astronomy Pictures of the Day (Apod, appunto) della Nasa: è la Nebulosa delle Vele, lo struggente resto di un’esplosione di supernova avvenuta circa 12mila anni fa a 800 anni luce da noi. E anche la “firma italiana” non è nuova a Robert Nemiroff e Jerry Bonnell – la coppia di editor, nonché creatori, del sito Apod. A comporre il mosaico che si è aggiudicato il titolo di immagine astronomica del giorno del 10 gennaio 2019 c’è infatti, insieme a Robert Gendler, un quarantenne originario di Cuneo che di Apod – nel suo palmares – ne ha quasi quanti i suoi anni: fra immagini prodotte e immagini processate, parliamo di 37 o 38 riconoscimenti.
Si chiama Roberto Colombari, è ingegnere, sposato e papà di due figli maschi, di 7 e 9 anni, e da 12 anni vive a Belo Horizonte, in Brasile, dove lavoro come responsabile della business intelligence di una società – la Axxiom – che fa parte del gruppo Cemig, un po’ l’equivalente dell’Enel italiana.
E l’astrofotografia?
«È un hobby. Ho sempre avuto la passione per il cielo, sin da quando ero piccolo. Tuttavia non l’ho mai approfondita, fino a circa 10 anni fa. Nel 2009 ho cominciato a scattare per qualche mese immagini del Sistema solare, per poi passare rapidamente al deep sky e successivamente all’assembling e processing di dati pro».
Apprendo dalla sua pagina Facebook che per ottenere l’Apod di oggi – un mosaico di 200 pezzi – vi siete avvalsi sia dei dati della Digitized Sky Surveys che di un’immagine vostra. Di che si tratta?
«Sì, i dati li abbiamo scaricati dall’archivio dell’Eso della survey Dss Poss2, ottenuti con l’Oschin Schmidt Telescope di Palomar Mountain e con l’Uk Schmidt Telescope. Li abbiamo usati come luminanza, in layer con l’informazione colore registrata da Robert Gendler alcuni anni fa con un astrografo Takahashi FSQ 106».
Senza svelare troppi segreti… come fa ad arrivare a un risultato finale come questo della Nebulosa delle Vele?
«Sostanzialmente produco immagini secondo due modalità. Con i miei dati, risultato di osservazioni con il mio piccolo Takahashi FS60c e QHY168c. Oppure assemblando – ed eventualmente mixando con dati amatoriali – dati pro di Subaru, Eso, Hst e, appunto, Dss2. I software che uso sono principalmente Pixinsight, PS e Registar, più alcuni software da me scritti».
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