Lo scorso 21 gennaio abbiamo assistito a una spettacolare eclissi di Luna totale. L’eclissi, che si è verificata nella serata di domenica 20 in America e al mattino, di lunedì, in Africa e in Europa, è stata speciale non solo perché, per vederne un’altra con analoghe caratteristiche, dovremo attendere fino al 31 dicembre 2028, ma anche perché, proprio verso l’inizio della totalità dell’eclissamento –quando la Luna stava per essere completamente coperta dall’ombra della Terra – è stato osservato un breve lampo luminoso vicino al bordo del satellite naturale. E pensate un po’, l’annuncio è stato dato attraverso forum online da osservatori che stavano guardando in quel momento il fenomeno su internet, o lo stanano osservando con la propria attrezzatura. Un lampo ben visibile, come mostra l’immagine qui sopra, nel riquadro in basso e – ingrandito – nel riquadro in alto.
Poco dopo l’osservazione, il Midas – un sistema di rilevamento e analisi degli impatti lunari – annuncia che si è trattato proprio di un impatto: qualcosa ha colpito la Luna mentre milioni di persone ne osservavano l’eclissi. Dell’impatto vengono registrati diversi video e scattate innumerevoli immagini, da numerosi astrofili e appassionati, che hanno fatto subito il giro del web.
In poco tempo viene organizzata una squadra – composta da astronomi e astrofili colombiani e dominicani – per cercare di capire cosa potesse essere l’oggetto che ha impattato la Luna producendo quel lampo. E una settimana dopo l’impatto – il 28 gennaio – vengono resi pubblici i risultati condotti dal team colombo-dominicano. A produrre quel lampo di luce, si legge nel loro preprint, sarebbe stato l’impatto di un meteoroide – questo il termine tecnico – dalle dimensione stimate comprese fra i 10 e i 27 cm di diametro e dalla massa fra i 7 e i 40 kg. Meteoroide che ha colpito la superficie del nostro satellite naturale a circa 47mila Km/h. L’impatto, stimano gli autori dello studio, avrebbe prodotto un cratere di oltre 5 metri di diametro, e una nuvola di materia calda e luminosa che è stata osservata come rapidissimo flash – circa 0.30 secondi – da quanti in quel momento osservavano la Luna.
Come risultato aggiuntivo, il team ha stimato che l’orbita del meteoroide potrebbe essere stata interna rispetto all’orbita alla Terra (come quella di un gruppo di asteroidi noto come Aten), e che la direzione di provenienza fosse dalla costellazione dello Scorpione o da qualche punto della costellazione del Bulino. Anche se, mettono le mani avanti gli autori dello studio, non è possibile verificare questi particolari risultati a causa delle piccole dimensioni dell’oggetto.
Un lavoro congiunto tra astronomi e astrofili, dunque, che Karls Peña, membro della Società astronomica dominicana e coautore del lavoro, commenta così: «I social network e il facile accesso alla tecnologia hanno avvicinato l’umanità –specialmente i non esperti – più che mai alla scienza. Studi come questo, in cui professionisti e astrofili di diversi luoghi lavorano insieme per il progresso della conoscenza umana, sono un modo molto efficace per suscitare interesse per ricerca scientifica nei nostri giovani».