NESSUN SEGNO DI VITA DAI DUE MINISATELLITI

MarCO se n’è andato e non ritorna più

La prima missione interplanetaria dei due CubeSat gemelli della Nasa che hanno accompagnato la sonda InSight verso Marte sembra arrivata a un punto finale: da un mese le due minuscole navicelle spaziali Mars Cube One non comunicano più con la Terra

     06/02/2019

Animazioni delle immagini riprese da MarCO-B tra 575.000 e 18.000 chilometri di distanza da Marte tra il 25 e il 26 novembre 2018, quando il lander InSight atterrava sul pianeta. S’intravedono le antenne di comunicazione del micro-satellite. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech

È ormai più di un mese che entrambe le minuscole navicelle spaziali Mars Cube One (MarCO) – due CubeSat gemelli che hanno volato verso Marte assieme alla missione Nasa InSight – non danno segni di vita, e gli ingegneri della missione ritengono, a questo punto, che difficilmente potranno mai riprendere a comunicare.

Le sonde – primi mini-satelliti a volare nello spazio interplanetario – si trovano ora molto oltre Marte e la loro capacità di sopravvivenza ha evidentemente raggiunto il limite. Nonostante ciò, la missione viene considerata un grande successo.

I MarCO – soprannominati Eve e Wall-E, come i personaggi di un film Pixar – hanno funzionato come ponti di comunicazione durante l’atterraggio di InSight, ritrasmettendo dati per ogni fase della sua discesa sulla superficie di Marte in tempo quasi reale, compresa la prima immagine ripresa da InSight sul suolo marziano. Wall-E ha inviato anche splendide immagini di Marte, mentre Eve ha completato alcuni semplici esperimenti di radio-scienza.

Tutto ciò, sottolinea il team dei MarCO, è stato ottenuto con una tecnologia sperimentale che costa una frazione di quanto impiegato per la maggior parte delle missioni spaziali: 18.5 milioni di dollari, stanziati dal Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California, che ha sviluppato i CubeSats.

I tecnici della missione hanno diverse teorie sulle cause della perdita di contatto. Wall-E ha un propulsore che perde e i problemi di controllo dell’assetto potrebbero farlo oscillare e quindi inficiare la capacità di inviare e ricevere comandi, considerando che più le sonde sono lontane e più precisione richiede il puntamento delle loro antenne per comunicare con la Terra.

Un altro fattore cruciale è rappresentato dai sensori di luminosità, che consentono a CubeSats di rimanere puntati verso il Sole e di ricaricare le batterie con i pannelli solari.

Uno dei CubeSat MaRC in prova al Jpl. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech

I due MarCO sono in orbita attorno al Sole, ma non inizieranno a muoversi verso la nostra stella fino a quest’estate. I tecnici di missione riproveranno a contattare i CubeSats in quel momento, anche se nessuno conta troppo sul fatto che le batterie possano sopravvivere così a lungo.

In ogni caso, la missione segna uno spartiacque verso l’esplorazione spaziale a basso costo, non necessariamente supportata da agenzie governative.

Un certo numero di pezzi di ricambio critici dei MarCO – come i sistemi sperimentali per radio, antenne e propulsione – sarà utilizzato in altre missioni CubeSat. Molti di questi sistemi sono stati reperiti in commercio, spiegano dal Jpl, rendendo più semplice l’uso anche da parte di altri CubeSat.