DAL TELESCOPIO SPAZIALE HUBBLE

Ultimo bollettino meteo di Urano e Nettuno

Sui giganti ghiacciati del Sistema solare le stagioni sono ancora quelle di una volta? Non lo sappiamo, perché nessuna sonda spaziale si è fermata abbastanza per osservarle succedersi. Tuttavia, le ultime immagini del telescopio spaziale Hubble, che osserva Urano e Nettuno periodicamente, promettono tempesta

     08/02/2019

Questa immagine di Nettuno ripresa dalla Wide Field Camera 3 dello Hubble Space Telescope in settembre e novembre 2018 mostra una nuova tempesta scura (in alto al centro) nell’atmosfera del pianeta. Crediti: Nasa, Esa, A. Simon (Nasa Goddard Space Flight Center), M. Wong e A. Hsu (University of California, Berkeley)

Nel corso delle abituali osservazioni del tempo atmosferico sui pianeti più esterni del Sistema solare, il telescopio spaziale Hubble ha scoperto una nuova misteriosa macchia scura di tempesta su Nettuno e ha fornito un ritratto aggiornato del sistema nuvoloso che circola da lungo tempo attorno alle regioni polari settentrionali di Urano.

Come la Terra, Urano e Nettuno possiedono un ciclo stagionale, che con ogni probabilità determina alcune delle formazioni visibili nelle rispettive atmosfere. Ma le stagioni su questi giganti ghiacciati durano molto più che sulla Terra, prolungandosi per decenni anziché mesi.

La nuova immagine di Nettuno presa da Hubble mostra una tempesta in evoluzione: una macchia scura visibile nella parte centrale superiore. Questo misterioso vortice oscuro è solo l’ultimo dei quattro complessivamente catturati da Hubble a partire dal 1993, visti apparire durante l’estate australe del pianeta.

Altre due macchie scure simili sono stati scoperte dalla sonda Voyager 2 nel 1989 durante il sorvolo del pianeta. Da allora, solo Hubble ha avuto le caratteristiche necessarie – in particolare, la sensibilità alla luce blu – per tenere traccia di queste formazioni sfuggenti, larghe migliaia di chilometri, che compaiono rapidamente per poi svanire in maniera altrettanto veloce.

Un nuovo studio condotto dall’Università di Berkeley (Usa), in via di pubblicazione su The Astronomical Journal, ha stimato che queste macchie scure appaiono periodicamente ogni 4-6 anni a diverse latitudini, scomparendo dopo circa due anni.

A destra della macchia scura compaiono “nuvole compagne” di un bianco brillante, che si formano quando il flusso dell’aria ambientale è perturbato e deviato verso l’alto, al di sopra del vortice scuro, causando il congelamento del metano in cristalli di ghiaccio. La nube lunga e sottile a sinistra della macchia scura è una formazione transitoria, che non fa parte del sistema temporalesco.

Non è chiaro come si formino queste tempeste ma, come nel caso della grande macchia rossa di Giove, i vortici scuri ruotano in senso anti-ciclonico e sembrano richiamare materiale da livelli più profondi nell’atmosfera di Nettuno.

Questa immagine di Urano ripresa dalla Wide Field Camera 3 dello Hubble Space Telescope in novembre 2018 rivela un vasto manto temporalesco di nubi sul polo nord del pianeta. Crediti: Nasa, Esa, A. Simon (Nasa Goddard Space Flight Center), M. Wong e A. Hsu (University of California, Berkeley)

L’immagine di Urano rivela una caratteristica dominante: un vasto mantello luminoso di nubi sopra il polo nord. Gli scienziati ritengono che questa formazione sia il risultato della peculiare rotazione di Urano. A differenza di ogni altro pianeta del sistema solare, infatti, Urano è ribaltato quasi sul fianco. A causa di questa estrema inclinazione, durante l’estate del pianeta il Sole splende quasi direttamente sul polo nord e non tramonta mai.

Urano si sta ora entrando nel pieno della sua stagione estiva, e la cappa polare – probabilmente originata dai cambiamenti stagionali nel flusso atmosferico – diventa sempre più prominente.

Vicino al bordo del manto nuvoloso si trova una grande e compatta nube di metano ghiacciato, a volte è abbastanza brillante da essere fotografata anche da astronomi dilettanti.

Urano e Nettuno sono entrambi classificati come pianeti giganti di ghiaccio. Non possiedono una superficie solida ma piuttosto mantelli di idrogeno ed elio che circondano un interno ricco d’acqua, forse avvolto attorno ad un nucleo roccioso. Il metano atmosferico assorbe la frazione rossa della luce visibile, ma permette alla luce blu-verde di essere dispersa nello spazio, donando a questi pianeti la caratteristica tonalità ciano.

Guarda anche i precedenti servizi video di MediaInaf-TV sulle tempeste di Nettuno: