Solo per citare date a noi vicine, era già accaduto nel marzo del 2000, e ricapiterà nel marzo 2030: parliamo della quasi-corrispondenza tra equinozio di primavera e luna piena – nel senso che i due eventi si verificano in un lasso di tempo inferiore alle 24 ore. Non è un fenomeno così unico e strabiliante, dunque. Tuttavia, questo rapporto ha conseguenze dirette sul nostro calendario e sulle nostre vite, visto che la Pasqua è considerata come la prima domenica dopo il primo plenilunio successivo all’equinozio di primavera. Ed è da lì che si parte a ritroso anche per calcolare il Carnevale.
Quest’anno, come già avvenne nel 2000, ad arricchire un quadro astronomico già abbastanza interessante, si è messa in mezzo anche una superluna quasi perfetta, ovvero una luna che, al momento della sua pienezza, sarà anche quasi in perigeo. Oggi, martedì 19 marzo, alle 19:38, la luna raggiungerà infatti la minima distanza dalla Terra, poco più di 359mila km (lo scorso febbraio, però, era venuta a trovarsi ancora più vicina: 356,761 km). Distanza che, al momento dell’equinozio, salirà ma di poco, arrivando a 366.652 km (contro una media di 384mila ed un massimo di circa 405mila in apogeo, per via della sua orbita ellittica).
Ma, superluna a parte, è proprio il quasi perfetto sodalizio temporale tra equinozio e plenilunio che quest’anno produrrà un apparente cortocircuito. I due eventi, infatti, saranno separati da sole 4 ore, a cavallo tra due date diverse: il 20 e il 21 marzo. L’equinozio di primavera arriverà alle 21:58 del Tempo Coordinato Universale (UTC), al quale – visto che il fuso orario del Centro Europa , cui appartiene Roma, è posizionato più ad est del famoso meridiano di Greenwich – dovremo aggiungere un’ora di tempo che da noi, in pratica, sarà già passato. Dunque alle 22:58 italiane di mercoledì 20 marzo 2019 potremo dire di essere all’equinozio di primavera, ovvero in quella situazione di perfetto equilibrio tra dì e notte – 12 ore di luce e 12 di “buio” – che conferisce il nome a questo fenomeno: aequa-nox, “notte uguale” (al dì, appunto). In pratica, solo in questi momenti, a marzo e settembre, l’equatore celeste (ovvero la proiezione nello spazio dell’equatore terrestre) e l’eclittica (ossia il piano su cui la Terra si sposta nella sua rivoluzione intorno al Sole) si incrociano e coincidono in un equilibrio effimero e fugace in cui i raggi del Sole colpiscono l’equatore in modo perpendicolare.
Dopo meno di quattro ore, alle 02:43 italiane di giovedì 21 marzo 2019, toccherà invece alla luna raggiungere il massimo della pienezza. Astronomicamente parlando, dunque, questa luna piena – oltre che vicinissima alla Terra – sarà la prima della primavera 2019 (nell’emisfero nord), ed è da questa luna, che cade di giovedì, che in teoria avremmo dovuto contare fino alla domenica successiva per individuare la Pasqua, il 24 marzo. Sarebbe stata quella che si dice una “Pasqua bassa”.
Perché, allora, nei nostri calendari del 2019 Pasqua cade il 21 di aprile? La risposta risiede in una convenzione ecclesiastica legata al calendario gregoriano in uso in Occidente, che prevede che l’equinozio di primavera venga considerato sempre e comunque il 21 marzo – anche se quest’anno, come abbiamo visto, si verifica in realtà, seppur per poche ore, il giorno prima. Quella che ci apprestiamo a festeggiare è dunque una Pasqua ecclesiastica e non astronomica.
Tutto ciò nell’emisfero boreale. Un aspetto che raramente consideriamo, quando parliamo di stagioni, è quello della comparazione dei nostri fenomeni in rapporto a quanto avviene nell’emisfero Sud. Laggiù, infatti, è tutto rovesciato, a partire dalla faccia stessa della luna. Per vederla come un australiano o un sudafricano dobbiamo metterci letteralmente a testa in giù. E magari ci apparirebbe un po’ meno suggestiva, perché anche i “mari” basaltici risulterebbero invertiti – e la pareidolia che ce li fa sembrare occhi e bocca non funzionerebbe più. Ma oltre alla luna anche le stagioni sono invertite. E quella che per noi è (astronomicamente) la prima luna piena di primavera (Worm Moon, in inglese), per chi abita a sud dell’equatore sarà la prima “luna del raccolto” (Harvest Moon), o “luna d’autunno”: una luna piena che, illuminando nella notte i campi, consentiva ai contadini di avere più tempo per il raccolto, in vista della stagione invernale.
Per un paio di giorni, là dove inizia l’autunno (come sta per accadere nell’emisfero sud), la luna sembra sorgere quasi alla stessa ora del giorno precedente, riducendo fino a 35 minuti il ritardo medio – che di solito è attorno ai 50 minuti. Negli stessi giorni, là dove sta iniziando la primavera, quindi nel nostro emisfero, il fenomeno ha conseguenze esattamente opposte: il ritardo rispetto al giorno precedente aumenta fino a oltre 75 minuti. In pratica, se proviamo ad osservare il sorgere della luna piena per due giorni consecutivi a cavallo dell’equinozio di primavera noteremo fino a 75 minuti di ritardo rispetto al giorno prima, mentre se telefoniamo a nostro cugino in Australia chiedendogli di fare lo stesso in contemporanea con noi, lui ne conterà non più di 35 in quello che, per lui è l’equinozio d’autunno.
«Per comprendere le ragioni di questo fenomeno proviamo a immaginare la luna spostarsi verso est all’incirca lungo l’eclittica», spiega a Media Inaf l’astronomo Sandro Bardelli dell’Osservatorio di astrofisica e scienza dello spazio dell’Inaf di Bologna. «Se l’eclittica è poco inclinata rispetto alla linea di orizzonte verso est la luna ha solo uno spostamento praticamente parallelo all’orizzonte, e sorgerà più o meno alla stessa ora. Se invece l’eclittica è molto inclinata, la Luna avrà un moto accentuato in “elevazione”, e la differenza tra due successivi sorgere di Luna sarà più grande».
Infine, questa primavera ci regalerà un altro fenomeno che vale una piccola menzione: sarà una cosiddetta “luna blu” (Blue Moon). Con questo concetto si intende una luna “supplementare” in un determinato arco di tempo che può essere mensile (quindi due lune in un mese) o, come in questo caso, stagionale. Il più delle volte, infatti, una stagione – il periodo di tempo tra un equinozio e un solstizio, o viceversa – ospita solo tre lune piene. Ma dal momento che la prossima luna piena corrisponderà esattamente con l’inizio della stagione primaverile, avremo una quarta luna piena, in corrispondenza del solstizio di giugno: 21 marzo, 19 aprile, 18 maggio e 21 giugno, dunque. Di queste quattro, quella che viene chiamata “luna blu” è la terza, dunque quella del 18 maggio.