Gli scienziati dell’Università di Göttingen, dell’Istituto di astrofisica di Parigi e dell’Istituto sulle ricerche solari di Locarno hanno riscontrato che nelle correnti di gas di un brillamento solare gli ioni si muovono più velocemente degli atomi. I risultati dello studio sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal.
In astrofisica, il quarto stato della materia svolge un ruolo cruciale. Oltre agli stati solido, liquido e gassoso, c’è anche il plasma: un insieme di atomi che hanno perso elettroni attraverso collisioni o radiazioni ad alta energia, diventando ioni. Questi ioni sono soggetti a forze magnetiche che non agiscono sugli atomi elettricamente neutri. Se nel plasma non ci sono troppe collisioni, entrambi i tipi di particelle possono fluire indipendentemente l’uno dall’altro. I ricercatori hanno osservato che nei brillamenti che si creano sulla superficie del Sole, gli ioni dell’elemento stronzio si muovono il 22 per cento più velocemente degli atomi di sodio.
Sedici ore dopo, gli ioni erano solo l’11 per cento più veloci. «Evidentemente, gli atomi neutri di sodio sono stati trascinati dagli ioni di stronzio», afferma Eberhard Wiehr dell’Università di Göttingen, primo autore dello studio. Questo potrebbe essere causato da una maggiore densità delle particelle, che aumenta la probabilità di un impatto. «Inoltre, il comportamento del flusso nei brillamenti potrebbe essere cambiato nelle 16 ore», afferma Wiehr.
Gli ioni più veloci si muovono in maniera sincronia con l’oscillazione dei campi magnetici, mantenendo il brillamento in sospensione nonostante l’attrazione del Sole. I movimenti negli strati più profondi del Sole fanno fluttuare le linee di forza del campo magnetico. Gli ioni seguono immediatamente l’inversione della direzione di oscillazione, mentre gli atomi neutri devono orientare ripetutamente se stessi con gli ioni.
I ricercatori stanno ora pianificando una ricerca sistematica dei brillamenti con oscillazioni tali da poter essere misurate su un periodo di tempo più lungo.
Per saperne di più:
- Leggi su The Astrophysical Journal l’articolo “Evidence for the two fluid scenario in solar prominences” di Wiehr et al.