Si chiama Kepler-47d ed è il terzo esopianeta scoperto in uno dei sistemi planetari più interessanti che esistano. A individuarlo, usando i dati del telescopio spaziale Kepler della Nasa, un team di ricercatori guidato da astronomi della San Diego State University, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Astronomical Journal.
Il telescopio Kepler è – o meglio, è stato – un telescopio spaziale orbitante che ha fatto la storia della ricerca degli esopianeti. E nonostante sia ormai in pensione da quasi sei mesi – ne abbiamo parlato qui – i suoi dati fanno ancora scienza: come quella che ha permesso di scoprire Kepler-47d, dove Kepler-47 è la stella binaria e la lettera ‘d’ indica che è il terzo esopianeta a essere stato scovato. Si tratta di un nuovo mondo alieno dalle dimensioni comprese tra quelle di Saturno e Nettuno, la cui scoperta rende il sistema circumbinario – così si chiamano i sistemi solari caratterizzati non da uno ma da due Soli – l’unico conosciuto contenente tre pianeti, chiamati – di conseguenza – pianeti circumbinari.
Un esopianeta che i ricercatori hanno rilevato con il metodo dei transiti, e che non era stato trovato prima a causa di segnali di transito troppo deboli. Ma poiché l’allineamento dei piani orbitali dei pianeti circumbinari cambia nel tempo, i ricercatori sono passati dal registrare segnali di transito praticamente inosservabili – all’inizio della missione Kepler – a segnali più profondi e più intensi, che hanno permesso, a distanza di quattro anni, di individuarlo.
Una scoperta, questa di Kepler-47d, che ha lasciato i ricercatori sorpresi sia per la posizione che per le dimensioni del nuovo mondo alieno. L’orbita dell’esopianeta è infatti in mezzo a quella degli altri due pianeti – Kepler47b e Kepler-47c – precedentemente scoperti attorno alla stella madre binaria. Ed è il più grande dei tre.
Un risultato importante grazie al quale è stato possibile migliorare la comprensione di questo affascinante sistema solare “esotico”. Ad esempio, i ricercatori ora sanno che i pianeti di questo sistema hanno una densità molto bassa: inferiore persino a quella di Saturno, il pianeta con la più bassa densità di tutto il Sistema solare. Densità che, dicono i ricercatori, sono inusuali per pianeti con temperature di equilibrio miti come quelle dei pianeti del sistema Kepler-47, rispettivamente di 169 °C per Kepler-47b, il più interno e più piccolo pianeta del sistema, 10 °C per Kepler-47d e 32 °C per Kepler-47c.
Neanche in fatto di dimensioni i pianeti di Kepler-47 scherzano. Si passa da 3.1 volte la dimensione della Terra per Kepler-47b, a 7 volte la dimensione terrestre per Kepler-47d (come detto, il più grande), per finire con 4.7 volte la Terra per il secondo esopianeta scoperto, Kepler-47c. Quanto al numero di giorni che ciascuno di essi impiega per completare una rivoluzione attorno ai due soli del sistema, è rispettivamente di 49, 187 e 303. I due soli, val la pena notare, orbitano a loro volta l’uno intorno all’altro, completando un giro in appena 7.45 giorni. Due stelle, queste, una delle quali è simile al nostro Sole, mentre l’altra ha un terzo della sua massa. Il sistema si trova a 3340 anni luce da noi, in direzione della costellazione del Cigno.
«Già avevamo intravisto un accenno di un terzo pianeta nel 2012» ricorda Jerome Orosz, primo autore dell’articolo, «ma con un solo transito: avevamo bisogno di più dati per essere sicuri. Con un secondo transito è stato possibile individuarlo, e siamo stati quindi in grado di scoprire ulteriori transiti nascosti nel rumore dei dati precedenti».
Sebbene gli astronomi si immaginassero che eventuali pianeti aggiuntivi nel sistema Kepler-47 dovessero orbitare all’interno dei pianeti precedentemente noti, non pensavano di certo di trovarne uno così grande. «Sicuramente non ci aspettavamo che fosse il pianeta più grande del sistema», dice William Welsh, coautore dello studio, «e scoprirlo è stato quasi scioccante».
Per saperne di più:
- Leggi su The Astrophysical Journal l’articolo “Discovery of a Third Transiting Planet in the Kepler-47 Circumbinary System“, di Jerome A. Orosz, William F. Welsh et al.