Perché alcune super-Terre sono così vicine alle loro stelle? Parliamo di pianeti rocciosi come la Terra, ma molto più grandi e con orbite molto più strette della nostra. In un recente studio pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, un gruppo di ricercatori illustra il processo di formazione di questi pianeti.
Nascono in un ambiente caotico e disordinato, cioè quello del polveroso e gassoso disco protoplanetario che circonda una stella, e le loro orbite finiscono pian piano per sincronizzarsi, scivolando sempre più vicino alla stella madre. Le simulazioni al computer del team danno luogo a sistemi planetari con proprietà che corrispondono a quelle degli attuali sistemi osservati dal telescopio Kepler. I pianeti di questo genere orbitano tutti molto vicino alla loro stella: il loro anno può durare anche pochi giorni terrestri.
«Quando le stelle sono molto giovani», spiega Daniel Carrera, del Penn State’s Eberly College of Science, «sono circondate da un disco che è per lo più gas con un po’ di polvere. E quella polvere cresce diventando un pianeta. Ma l’enigma è che il disco non è diretto verso la stella, eppure vediamo questi pianeti più vicino alla stella che al bordo del disco».
Sono le forze gravitazionali che portano i pianeti prima a sincronizzare le loro orbite (risonanza) e poi – all’unisono – a farsi strada tra la polvere arrivando fino “a toccare” la stella madre. «Con le nostre simulazioni abbiamo dimostrato che è possibile per i pianeti avvicinarsi a una stella, ma ciò non significa che sia l’unico modo in cui possono finire lì», osserva Carrera, riferendosi a scenari alternativi nei quali le super-Terre si formano già a distanza ravvicinata rispetto alla looro stella.
Le stime suggeriscono che circa il 30 per cento delle stelle simili al Sole ospiti pianeti con orbite molto strette, anche se pianeti del genere non esistono nel Sistema solare. Certo, anche Mercurio è un pianeta roccioso molto vicino al Sole, ma non è una super-Terra viste le sue ridotte dimensioni. «Le super-Terre con orbite molto strette sono di gran lunga il tipo più comune di esopianeti che osserviamo, eppure non esistono nel Sistema solare, e questo lascia aperto il mistero», conclude Carrera.
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Per saperne di più:
- Leggi su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society l’articolo “Formation of short-period planets by disc migration” di Daniel Carrera, Eric B Ford e Andre Izidoro