Grazie a un nuovo studio che ha analizzato 5 delle 20 nakhiliti a oggi note, un team di scienziati guidati da Nicola Mari, geologo planetario in forze alla University of Glasgow, ha potuto dimostrare che Marte, fino a circa un miliardo di anni fa, aveva ambienti idrotermali e un’atmosfera. Mari, che sta completando un dottorato volto a comprendere la formazione e l’evoluzione del mantello di Marte a partire proprio dall’analisi dei meteoriti marziani, è primo autore dell’articolo, accettato per la pubblicazione sulla rivista Geochimica & Cosmochimica Acta. Lo studio è stato realizzato analizzando veri e propri “pezzi” di Marte: lave note, appunto, come nakhiliti, eruttate sul Pianeta rosso e piovute sulla Terra come meteoriti. Le nakhliti furono espulse da Marte circa 10,75 milioni di anni fa a seguito dell’impatto di un asteroide.
Il team ha analizzato campioni di meteoriti marziane provenienti sia dal deserto del Sahara sia dall’Antartide, tra i quali il primo meteorite assegnato a questo gruppo, noto come meteorite Nakhla, caduto a El-Nakhla, presso Alessandria d’Egitto, nel 1911 e dal peso di circa 10 chilogrammi, trovando all’interno di tutte dei frammenti di zolfo. Questi frammenti sarebbero stati incorporati dalle lave mentre venivano eruttate su Marte, e sono quindi materiale proveniente dalla superficie marziana del periodo a cui risalgono le eruzioni.
Con questa premessa si è proceduto all’analisi degli isotopi dello zolfo presente nei diversi frammenti, per vedere cosa questi avessero “registrato” riguardo l’antico ambiente marziano. I dati ottenuti dagli isotopi dello zolfo evidenziano la presenza di ambienti con sorgenti idrotermali e la presenza di un’atmosfera su Marte fino a circa 1 miliardo di anni fa, 1.3 miliardi per la precisione.
«L’evidenza di ambienti idrotermali che sono esistiti su Marte fino a circa un miliardo di anni fa implicherebbe che ambienti abitabili erano possibili fino all’ultimo periodo della storia geologica di Marte, l’Amazzoniano, che va da 3 miliardi di anni fa fino a oggi», dice Nicola Mari, una formazione da geologo e vulcanologo in Italia e negli Stati Uniti, ed esplorazioni un po’ in tutto il mondo – sopratutto Islanda e Guatemala – per le sue ricerche e per raccogliere campioni.
Il risultato ottenuto è importante per definire meglio una finestra temporale dentro la quale Marte poteva essere definito un ambiente abitabile, quindi ospitale per possibili forme di vita. Una seconda conclusione dello studio evidenzia come il mantello marziano sia chimicamente molto più diversificato da come ce lo aspettavamo, con materiale eterogeneo derivante da processi che sono avvenuti durante la formazione stessa del pianeta, quando era ancora un immenso oceano di magma.
Per saperne di più:
- Leggi su Geochimica & Cosmochimica Acta l’articolo “Syneruptive incorporation of martian surface sulphur in the nakhlite lava flows revealed by S and Os isotopes and highly siderophile elements: implication for mantle sources in Mars”, di Mari, N., Riches, A.J.V., Hallis, L.J., Marrocchi, Y., Villeneuve, J., Gleissner, P., Becker,H. e Lee, M.R.