Il Governatore dello Stato delle Hawaii ha annunciato ieri in una conferenza stampa che il locale Department of Land and Natural Resources ha inviato un avviso a procedere all’Università delle Hawaii per il progetto Thirty Meter Telescope (Tmt) sul monte Mauna Kea nell’Isola di Hawaii.
Sostanzialmente, si tratta della definitiva autorizzazione per la costruzione di uno dei più grandi telescopi ottici mai concepiti, dal costo previsto di 1.4 miliardi di dollari e che, come suggerisce il nome, sarà dotato di uno specchio primario da 30 metri, costituito da 492 segmenti esagonali messi assieme.
All’Osservatorio del Mauna Kea, dove sono già installati 13 telescopi, i lavori per la costruzione del Tmt erano stati interrotti da proteste – in particolare da parte di nativi hawaiani contrari all’ulteriore utilizzo di una montagna considerata sacra – già alla cerimonia di posa della prima pietra, il 10 ottobre 2014. Da allora, il consiglio di amministrazione del Tmt ha cercato anche siti alternativi dove portare avanti l’impresa, come l’Isola di Palma alle Canarie. Ora i lavori potranno riprendere velocemente, forse già dal prossimo mese.
«L’avvio della fase di costruzione di Tmt è un passo estremamente importante per tutta l’astrofisica mondiale», commenta Adriano Fontana, a capo del dipartimento Inaf che si occupa dei telescopi ottici-IR. «Il Tmt sarà il principale competitor del nostro European Large Telescope (Elt), un altro “mostro” anche più grande, in cui Inaf è molto impegnato». Elt, attualmente in costruzione in Cile, sarà infatti dotato di uno specchio primario tassellato da 39 metri.
«È una competizione sia politica che scientifica», aggiunge Fontana. «Tmt verrà costruito da un consorzio guidato da università statunitensi a cui partecipano anche Canada, Cina, Giappone e India, mentre Elt è un progetto tutto europeo, condotto dallo European Southern Observatory. Dal punto di vista scientifico, entrambi i telescopi nascono intorno al concetto di “ottica adattiva”, che utilizza speciali tecnologie ottiche per eliminare i disturbi prodotti dall’atmosfera».
«Elt sembra essere in vantaggio, con la “prima luce” prevista a fine 2025, mentre per Tmt si stima una data intorno al 2028. Ma con progetti così innovativi dal punto di vista tecnologico e costosi (ognuno costerà oltre 1 miliardo di euro) è difficile fare previsioni certe, come l’esempio del James Webb Space Telescope insegna», conclude Fontana. «In ogni caso la competizione fa bene alla scienza, perché ci spinge a essere migliori e più veloci degli altri, quindi l’arrivo di Tmt aiuterà anche noi a migliorare e utilizzare Elt. In senso più generale, poi, i due telescopi sono anche complementari, perché essendo posti in due emisferi diversi osservano le due metà del cielo, e quindi ci consentono di studiare il cosmo in tutta la sua estensione».