È un piacere davvero grande annunciare alla comunità astronomica che – su proposta degli scopritori Maura Tombelli e Andrea Boattini – il Minor Planet Center ha deciso di dedicare a Mario Rigutti l’asteroide (33823) 2000 CQ1: un oggetto di circa 4 km di diametro che da qui in avanti si chiamerà quindi ufficialmente (33823) Mariorigutti. Questa la motivazione: “Mario Rigutti (born 1926) is an accomplished astronomer. He worked at the Arcetri Observatory, was president of the IAS, was chairman of the Solar Eclipses Working Group of the International Astronomical Union and was director of the Capodimonte Astronomical Observatory in Naples”.
Un riconoscimento che va a premiare la vita e l’opera di un astronomo della cosiddetta “generazione di mezzo”, quella che ha avuto come maestri personaggi del calibro di Giorgio Abetti e Guglielmo Righini e che ha poi trainato l’astronomia italiana in tempi di magra fino alle soglie dell’era digitale.
Nato a Trieste il 19 agosto del 1926, dopo il diploma Rigutti si iscrisse al corso di laurea in matematica e fisica, che completò a Firenze, dove ebbe modo di frequentare l’Osservatorio di Arcetri e di laurearsi (proprio con Abetti e Righini) discutendo una tesi sulla fotosfera solare osservata per la prima volta al di fuori dell’atmosfera con razzi V2. Dopo un breve ritorno a Trieste, accettò l’offerta di Abetti, che l’aveva invitato a rimanere a Firenze come assistente alla cattedra di astronomia al posto di Margherita Hack, trasferitasi a Milano; e proprio nel 1969, l’anno della Luna, fu chiamato ad assumere la direzione dell’Osservatorio astronomico di Capodimonte (Napoli), da decenni al limite della sopravvivenza, unitamente a quello di Collurania a Teramo, anch’esso piuttosto arretrato.
A Napoli, oltre a far introdurre l’Indirizzo astrofisico nel corso di laurea in fisica, profuse tutte le sue energie nella ricostruzione e nel profondo ammodernamento scientifico dell’Osservatorio; realizzando fra l’altro un planetario didattico e, nel 1991, il Museo astronomico dell’Osservatorio. Nello stesso anno, sulle ceneri del fallito progetto dell’Osservatorio astronomico nazionale, da costruirsi in Basilicata, fondò la Stazione astronomica del Toppo di Castelgrande (Pz), dotandola di un telescopio Ritchey-Chretién da 1,54 metri.
Autore di oltre 150 pubblicazioni scientifiche, dal 1997 è professore in pensione e vive a Firenze con la famiglia. Qui, oltre a scrivere alcuni libri di divulgazione scientifica (un titolo per tutti: il famoso Cento Miliardi di Stelle), si è dedicato anche con molto successo alla narrativa e alla poesia.
L’asteroide che gli è stato dedicato è stato scoperto da Maura Tombelli e Andrea Boattini il 3 febbraio del 2000 ed è un oggetto di Fascia principale che percorre in 4,92 anni un’orbita caratterizzata da una distanza media pari a 2,89 unità astronomiche e da un’eccentricità di 0,024, inclinata di 2,786° rispetto all’eclittica. Attualmente si trova in congiunzione eliaca, ma chi vorrà fotografarlo per rendere omaggio a Mario Rigutti potrà farlo a fine anno, quando l’asteroide si troverà tra Leone e Vergine.
«Per me, abituato a non aspettare compensi o particolari riconoscimenti per quello che di buono posso aver fatto, è stata una notevole (e gradita) sorpresa», dice Rigutti a Media Inaf. «Devo al mio amico Giovanni Anselmi e agli scopritori del pianetino che hanno fatto la proposta al Minor Planet Center se oggi c’è qualcosa lassù che porta il mio nome intorno alla stella cui ho dedicato una buona parte della mia vita di lavoro».