PARACADUTATO SUL PIANETA ROSSO IL 6 AGOSTO 2012

Ultime scoperte di Curiosity, da 7 anni su Marte

Nel giorno del suo settimo compleanno su Marte, la sonda Curiosity continua a fornire nuovi dati sul passato del Pianeta rosso. Le ultime immagini rivelano rocce stratificate e ondulate che provano come acqua e vento possano aver plasmato il terreno

     07/08/2019

Sulla Terra è il 6 agosto 2012 e un rover grande come un’utilitaria e pesante novecento chili atterra su Marte. Si chiama Curiosity e non impiega molto tempo per entrare nei cuori dei terrestri. Spinto da un propulsore a energia nucleare (radioisotopi di plutonio in decadimento) e dotato di sei ruote motorizzate, in questi 2489 Sol – il giorno marziano – Curiosity ha finora percorso quasi 21 chilometri e inviato a Terra più di 600mila immagini. A bordo del rover trovano posto gli strumenti più evoluti mai inviati su Marte, tra i quali ricordiamo un laser per vaporizzare e studiare il terreno grazie a uno spettrografo e una piccola trivella per raccogliere e analizzare campioni di rocce.

Panoramica di un luogo denominato “Teal Ridge” ripreso dalla camera Mastcam su Curiosity il 18 giugno 2019 nel 2440esimo giorno della missione. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Msss

Recentemente alcune di queste immagini hanno colpito gli scienziati del Jet Propulsion Laboratory, al Caltech in California. Si tratta nello specifico di una panoramica a 360° scattata dal punto in cui si trova attualmente il rover, una zona chiamata ’cuscinetto d’argilla’, all’interno del cratere Gale nei pressi del Monte Sharp. Le ultime fotografie di questo luogo fanno sospettare che in passato, miliardi di anni or sono, fosse percorso da fiumi d’acqua e che molti laghi facessero parte del cratere. Si tratta infatti di una regione ricoperta da terreno argilloso, già individuato dallo spazio dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter (Mro). I minerali argillosi si formano solitamente in acqua, ed è per questo che Curiosity sta esplorando nel dettaglio l’unità cuscinetto d’argilla.

Mosaico di immagini che, messe assieme, costituiscono la roccia chiamata “Strathdon”, composta da complesse stratificazioni. Fotografie scattate dalla camera Mastcam il 9 luglio 2019 durante il 2461esimo giorno della missione. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Msss

«Quest’area è una delle ragioni per le quali siamo venuti sul cratere Gale», ricorda Kristen Bennett, uno dei coordinatori per la ricerca sui terreni argillosi. «Abbiamo studiato le immagini dell’orbite per dieci anni e finalmente ora possiamo guardarle da vicino.»

C’è però un dettaglio che ancora gli scienziati faticano a comprendere. Se da un lato l’orbiter aveva già riconosciuto alcune zone costituite da minerali argillosi, dall’altro Curiosity ne ha rilevati anche dove Mro non ne aveva trovato traccia. La spiegazione più accreditata tira in ballo ghiaie e ciottoli: dal momento che essi sono troppo piccoli per essere individuati dal Mro, dallo spazio potrebbero apparire come un unico segnale d’argilla sparso attraverso tutta l’area. La polvere, inoltre, contribuisce all’inganno dell’orbiter, in quanto si deposita più facilmente sulle rocce piatte che non sui ciottoli. Senza contare che la stessa polvere può oscurare i segnali visti dallo spazio.

Dettaglio delle stratificazioni rocciose su “Strathdon”, come viste dalla camera Mars Hand Lens Imager a bordo di Curiosity durante il 2462esimo giorno della missione. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Msss

Lo scorso giugno Curiosity è uscita dal ciottolato e ha subito incontrato alcune formazione geologiche più complesse, come quella denominata ‘Strathdon‘. Si tratta di una roccia composta da decine di stratificazioni sedimentarie che costituiscono una serie di formazioni ondulate. Queste rocce sono sostanzialmente differenti da quelle associate ai sedimenti dei laghi che Curiosity aveva già analizzato in precedenza.

La forma ondulatoria suggerisce un’origine più dinamica per queste rocce che si ritiene siano state plasmate da acqua corrente da venti o da entrambe le cose. La roccia Strathdon e l’area del cuscinetto d’argilla rappresentano dunque un cambiamento fondamentale nel paesaggio marziano. Forse l’acqua su Marte non è semplicemente evaporata  ma deve aver subito un’evoluzione più complessa che ha lasciato i segni visibili oggi da un piccolo rover terrestre, tutto solo sul pianeta rosso.


Guarda il video tridimensionale interattivo del panorama a 360° ripreso da Curiosity: