Un altro “colpo grosso” dal team di Scott Sheppard della Carnegie Institution for Science: dopo le dodici lune scoperte attorno a Giove nel 2017, ne arrivano altre venti. Questa volta tutte individuate attorno al sesto pianeta del Sistema solare, il gigante gassoso Saturno. Lune che, insieme alle 62 già scoperte, portano a 82 il numero di satelliti naturali del pianeta, superando il primato detenuto da Giove di 79 lune. Una scoperta compiuta utilizzando il telescopio Subaru dell’osservatorio di Mauna Kea, nelle Hawaii.
Le lune osservate – i cui nomi provvisori vanno da S/2004 S20 a S/2004 S39 – hanno tutte un diametro inferiore ai cinque chilometri. Tre di esse, S/2004 S 24, S/2004 S29, ed S/2004 S31 ruotano attorno al pianeta con un movimento progrado, cioè nella stessa direzione di rotazione del pianeta intorno al proprio asse. Due impiegando due anni per compiere un giro completo, una impiegandone addirittura tre. Le altre 17 orbitano invece il gigante gassoso in modo retrogrado, ovvero il loro moto di rivoluzione è opposto al moto di rotazione del pianeta. Le lune sono raggruppate in tre differenti cluster a seconda del grado di inclinazione dell’asse di rotazione rispetto al piano orbitale – un parametro conosciuto con il nome di inclinazione assiale. In particolare, due delle nuove lune prograde scoperte, S/2004 S29 ed S/2004 S31, con una inclinazione di circa 46 gradi, si inseriscono nel cosiddetto gruppo Inuit di lune esterne, e secondo gli scienziati potrebbero essere grossi frammenti di una grande luna frantumata in un lontano passato. La terza luna prograda, S/2004 S 24, ha una inclinazione di 36 gradi, simile a quella di altre lune prograde interne a Saturno appartenenti al gruppo Gallico. La luna, tuttavia, orbita lontano dal pianeta, indicando che potrebbe essere stata spinta verso l’esterno nel corso del tempo o, nonostante il valore dell’inclinazione, non essere associata al raggruppamento. Le restanti 17 , tutte con moto retrogrado, hanno inclinazioni simili alle altre lune retrograde precedentemente scoperte, suggerendo che anche esse possano essere “frammenti” di una più grande luna madre. Queste lune apparterebbero ad un altro gruppo, quello Nordico, contenente satelliti con inclinazioni comprese tra i 136 e 175 gradi. Tra queste ultime, con un semiasse maggiore di 26 milioni di chilometri, S/2004 S 26 è la luna più lontana conosciuta ad oggi di Saturno.
«Questo tipo di raggruppamento di lune esterne è visibile anche attorno a Giove», spiega a questo proposito Sheppard, «il che indica che si siano verificate violente collisioni tra lune nel sistema saturniano o con oggetti esterni come asteroidi o comete di passaggio». Collisioni che si sarebbero verificate in un’epoca posteriore alla formazione del pianeta. «Quando il Sistema solare era giovane», continua Sheppard, «il Sole era circondato da un disco rotante di gas e polvere da cui sono nati i pianeti. Si ritiene che un simile disco di gas e polvere circondasse Saturno durante la sua formazione. Il fatto che queste nuove lune ora scoperte siano state in grado di continuare a orbitare attorno a Saturno dopo la rottura delle loro lune madri indica che queste collisioni si sono verificate dopo che il processo di formazione del pianeta era per lo più completo e i dischi non erano più un problema».
Dischi di gas e polveri che secondo i ricercatori spiegherebbero come S/2004 S 24 possa essere stata spinta verso l’esterno: se una quantità significativa di gas o polvere fosse stata presente quando una luna più grande si è spezzata, dando origine a questi frammenti, l’attrito tra le lune più piccole così prodotte e il gas e la polvere avrebbe potuto “spararla” lontano dal pianeta.
«Studiare le orbite di queste lune può rivelare le loro origini», osserva il ricercatore, «così come fornire informazioni sulle condizioni nei dintorni di Saturno al momento della sua formazione. Utilizzando alcuni dei più grandi telescopi del mondo, stiamo completando l’inventario delle piccole lune attorno ai pianeti giganti. Esse hanno un ruolo cruciale nell’aiutarci a determinare come si sono formati ed evoluti i pianeti del Sistema solare».
Ma torniamo ai nomi delle lune: nomi provvisori, come detto in apertura. Ebbene, per consentire a chiunque di proporre ui nomi definitivi, fino al 6 dicembre prossimo è aperto il contest Name Saturn Moon. Partecipare è semplice: basta decidere un nome – seguendo delle semplici regole che trovate alla pagina del contest – e twittarlo a @SaturnLunacy, indicando il motivo della scelta. E non dimenticate l’hashtag: #NameSaturnsMoons.
Per saperne di più:
- Leggi l’annuncio della scoperta sul sito del Minor Planet Center