Quattro gruppi di ricerca sparsi in tutt’Europa e un solo, ambizioso obiettivo: realizzare il primo modello predittivo completo sulla formazione delle stelle e dei dischi protoplanetari nella Via Lattea. Saranno 12 i milioni di euro che finanzieranno nell’arco dei prossimi sei anni il progetto “Ecogal: Understanding our Galactic Ecosystem”. Il finanziamento, l’unico riguardante l’astrofisica, è parte dei 363 milioni di euro assegnati quest’anno dal Consiglio europeo per le ricerche (European Research Council, Erc), l’organismo dell’Unione Europea che finanzia progetti di ricerca di eccellenza a livello internazionale nell’ambito dei Synergy Grants, in settori che vanno dalla ricerca medica fino, appunto, alle scienze dello spazio. L’Istituto nazionale di astrofisica guida di uno dei quattro gruppi di ricerca di Ecogal, con il principal investigator Sergio Molinari. Un altro Italiano, Leonardo Testi (ora in forza all’European Southern Observatory, Eso) coordina un altro gruppo. Ralf Klessen (Università di Heidelberg) e Patrick Hennebelle (Cea, Saclay) completano il quartetto dei principal investigator vincitori del grant.
«I progetti Synergy, parte del programma di finanziamento europeo alla ricerca Horizon 2020, sono particolarmente importanti perché vengono assegnati in modo coordinato per affrontare un tema fondamentale che nessun gruppo di ricerca può sperare di affrontare singolarmente», commenta Molinari. «In questo senso l’assegnazione del Erc Synergy ad Ecogal è una conferma importante che gli studi sulla fisica, dinamica e chimica del mezzo interstellare coinvolte nel processo di formazione stellare galattica rimangono una tematica di punta a livello di ricerca mondiale».
Il progetto Ecogal mette a fattor comune le competenze di quattro gruppi europei leader nel campo teorico ed osservativo per seguire l’evoluzione delle strutture di gas e polveri dall’intero disco galattico fino ai dischi protoplanetari, attraversando decine di ordini di grandezza in dimensioni fisiche e densità. L’obiettivo davvero ambizioso è quello di realizzare il primo modello predittivo completo della formazione stellare nella Via Lattea.
«Da una parte realizzeremo un’ambiziosa campagna di simulazioni numeriche che partendo dall’intera Via Lattea si concentreranno con una serie di “zoom-in” su scale spaziali sempre più piccole fino a quelle del disco protoplanetario, realizzati in un campione statisticamente rappresentativo di ambienti galattici. In questo modo copriremo l’intero “ensemble” di possibili condizioni iniziali nell’ecosistema della Via Lattea», spiega Molinari. «Da un’altra analizzeremo in modo completamente interconnesso i dati di tutte le survey galattiche dalla banda della luce visibile – come la missione Gaia – fino alla banda delle onde radio – ottenute con gli strumenti Askap e Meerkat – determinando le proprietà fisiche, chimiche ed evolutive delle diverse regioni della galassia dove si stanno forgiando nuove stelle, integrandoli con le capacità interferometriche del telescopio Alma, spingendoci fino a scale dell’ordine di qualche centinaio di volte la distanza Terra-Sole. Per queste analisi svilupperemo e applicheremo una batteria di strumenti e software in ambito dell’analisi di grandi archivi di dati e dell’intelligenza artificiale che incorporerà la nostra attuale conoscenza dei processi di formazione stellare in una serie di funzionalità con capacità predittive per inferenze su scala galattica globale».
«In particolar modo», conclude Molinari, «questa parte del progetto ci vedrà impegnati in prima persona con il nostro gruppo di Roma, anche in collaborazione con le strutture Inaf di Napoli, Firenze, Catania, Trieste e Cagliari. In questo senso mi piace pensare ad Ecogal come ad una piattaforma che rafforzerà ulteriormente il ruolo di leadership internazionale della comunità Italiana coinvolta nelle ricerche sulla formazione stellare».
«Mi congratulo con Sergio Molinari e tutto il team Inaf coinvolto in un progetto così ambizioso, che vedrà anche l’utilizzo sinergico di strumenti da Terra e dallo spazio in cui il nostro Istituto nazionale di astrofisica ha un ruolo rilevante», commenta il presidente dell’Inaf, Nichi D’Amico.
Per saperne di più:
- Leggi il comunicato stampa del Consiglio Europeo per le Ricerche (in inglese)