GLI UNICI A FALLIRE SONO STATI GLI SPINACI

Minestrone di verdure marziane

Un team di ricercatori della Wageningen University & Research ha prodotto con successo colture coltivate su simulanti del suolo di Marte e della Luna. Il risultato rafforza l’ipotesi che non solo sarà possibile coltivare cibo su Marte e sulla Luna per nutrire i futuri coloni, ma anche ottenere semi fecondi dalle colture cresciute sul posto

     16/10/2019

I vassoi di coltivazione a sette giorni dalla semina. Crediti: Open Agricolture, G.W.W. Wamelink et al., 2019

Crescione, rucola, pomodori, ravanelli, segale, quinoa, erba cipollina, piselli e porri. Riuscite a mettere insieme una cena con queste nove erbe ed ortaggi? Allora avete buone possibilità di sopravvivere su Marte. O forse anche sulla Luna, chissà. Lo suggerisce uno studio appena pubblicato su Open Agricolture. Su dieci specie di piante coltivate in serra con simulanti di regolite – analoghi preparati ad hoc per riprodurre le caratteristiche del “terriccio” marziano e di quello lunare – solo gli spinaci hanno deluso le attese. Le altre nove – quelle elencate in apertura – sono tutte sono riuscite ad attecchire, sono cresciute – alcune meglio di altre – e hanno prodotto un raccolto commestibile.

L’esperimento è stato condotto in una serra dell’università di Wageningen, nei Paesi Bassi. Terreno a parte, le condizioni di luce, gravità e atmosfera erano quelle terrestri: temperatura media di 21 gradi, umidità del 65 per cento e luce perlopiù naturale. I simulanti di regolite utilizzati, sviluppati dalla Nasa, erano il Jsc-1A Mars-1A per quello marziano e il Jsc1-1A per quello lunare, oltre a normale terreno organico terrestre per il gruppo di controllo. Risultato: in generale, la produzione totale di biomassa per vassoio ha raggiunto il massimo per il terriccio terrestre, com’era logico attendersi, seguito a stretta misura da quello “marziano”. È stato significativamente inferiore, invece, per quello “lunare”.

«Quando abbiamo visto i primi pomodori mai coltivati ​​su un simulante del suolo di Marte diventare rossi ci siamo emozionati», ricorda il primo autore dello studio, Wieger Wamelink, della Wageningen University. «Voleva dire che era stato compiuto un passo avanti verso la creazione di un ecosistema agricolo chiuso sostenibile».

Commestibilità a parte, i semi di tre specie – ravanello, segale e crescione – sono stati inoltre testati con successo per la germinazione. Insomma, se mai riusciremo a costruire serre sulla Luna o su Marte, potremo disporre di ingredienti freschi da portare in tavola. Per i ravioli agli spinaci, però, toccherà attendere il rientro sulla Terra.

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