Conosciuto come BD +20 307, il sistema a doppia stella – oggetto di una nuova ricerca in via di pubblicazione su The Astrophysical Journal – si trova a più di 300 anni luce dalla Terra. Nonostante le stelle componenti abbiano almeno un miliardo di anni, questo sistema binario registra la presenza di polveri che vi ruotano attorno.
Il fatto strano è che le polveri non sono fredde, come ci si aspetterebbe intorno a stelle di questa età, ma sono calde, portando gli scienziati a ritenere che siano dovute a un recente (in termini astronomici) impatto di due corpi di dimensioni planetarie.
Una decina d’anni fa, le osservazioni di questo sistema compiute da osservatori terrestri e dal telescopio spaziale Spitzer della Nasa avevano dato i primi indizi di questa collisione, quando i detriti caldi sono stati individuati per la prima volta. Ora, l’osservatorio stratosferico per l’astronomia infrarossa Sofia – un telescopio tedesco da 2.7 metri trasportato su un aereo statunitense – ha rivelato che la luminosità infrarossa dei detriti è aumentata di oltre il 10%, segno che, rispetto alla precedente osservazione, la polvere calda attorno alle stelle è aumentata.
Gli astronomi si aspettano di trovare polvere calda solo intorno a sistemi stellari giovani, perché nelle stelle più vecchie – come il nostro Sole e la coppia di BD 20 307 – i detriti residui dalla formazione planetaria dovrebbero essere già stati spazzati via, risucchiati dalla gravità stellare o espulsi dal sistema.
Secondo gli autori del nuovo studio, guidato da Maggie Thompson dell’Università della California a Santa Cruz, questi risultati sostengono ulteriormente l’ipotesi che nei pressi della stella doppia si sia verificata una collisione frontale tra esopianeti rocciosi, di portata tale da potere cambiare l’aspetto di un sistema planetario. Si ritiene, infatti, che l’impatto diretto tra la Terra e un corpo delle dimensioni di Marte, avvenuto 4.5 miliardi di anni fa, abbia creato una nube di detriti da cui si è poi formata la nostra Luna.
Studiare le polveri intorno alle stelle aiuta gli astronomi non solo a imparare come si evolvono i sistemi di pianeti extrasolari, ma anche a costruire anche un quadro più completo della storia del nostro stesso Sistema solare.
Per saperne di più:
- Leggi l’anteprima dell’articolo in pubblicazione su The Astrophysical Journal “Studying the Evolution of Warm Dust Encircling BD +20 307 Using SOFIA”, di Maggie A. Thompson, Alycia J. Weinberger, Luke Keller, Jessica A. Arnold, Christopher Stark