In un nuovo studio pubblicato su Nature Astronomy, i ricercatori dell’Università dell’Iowa hanno confermato che il passaggio del Voyager 2 nel mezzo interstellare (Ism) sarebbe avvenuto il 5 novembre 2018, avendo essi notato un marcato aumento della densità del plasma, prova del passaggio della sonda dal plasma caldo, a bassa densità, caratteristico del vento solare, al plasma freddo, ad alta densità, dello spazio interstellare. Tale salto è del tutto simile a quello sperimentato dal Voyager 1 quando è giunto nello spazio interstellare, nel 2012.
L’ingresso del Voyager 2 nell’Ism è avvenuto a 119.7 unità astronomiche (Ua), più di 18 miliardi di chilometri dal Sole. Il Voyager 1 ha varcato le porte dell’Ism a 122.6 Ua. L’ultima misurazione ottenuta dal Voyager 1 risale a quando il veicolo spaziale si trovava a 146 Ua, più di 22 miliardi di chilometri dal Sole, laddove lo strumento registrò una densità del plasma in aumento.
Le due sonde furono lanciate nel 1977, a poche settimane di distanza l’una dall’altra, con traiettorie diverse. Nonostante questo, attraversarono l’Ism praticamente alla stessa distanza dal Sole. Questo fatto fornisce indizi preziosi sulla struttura dell’eliosfera. «Implica che l’eliosfera sia simmetrica, almeno nei due punti in cui le sonde Voyager l’hanno attraversata», osserva infatti Bill Kurth dell’Università dello Iowa, coautore dello studio.
In base ai dati del Voyager 2, i ricercatori sono riusciti a stabilire che l’eliosfera ha vari spessori, visto che il Voyager 1 ha navigato più lontano del suo gemello per raggiungere l’eliopausa. In realtà, basandosi su modelli dell’eliosfera, alcuni pensavano che Voyager 2 lo avrebbe varcato prima questo confine. «È un po’ come guardare un elefante con un microscopio», fa notare Kurth. «Due persone si avvicinano a un elefante con un microscopio e se ne escono con due misure diverse, fatte in due posizioni diverse. Non possiamo avere idea di come sia l’elefante nel mezzo delle due misure. Quello che fanno i modelli è cercare di ottenere informazioni partendo da quelle due misure e tutto ciò che abbiamo imparato durante il volo dei Voyager è stato raccolto e messo insieme in un modello globale di eliosfera che risulta essere consistente con quelle due osservazioni».
«Il Voyager 2», commenta Michele Maris, ricercatore all’Osservatorio astronomico di Trieste dell’Inaf, «ha attraversato l’eliopausa, la regione di confine tra eliosfera e mezzo interstellare. L’eliosfera è la regione di spazio attorno al Sole dove il gas ionizzato che chiamiamo plasma proviene principalmente dal Sole. Fuori da questa regione il gas ionizzato si origina dalla nostra galassia. Voyager 2 dunque non viaggia più nel gas ionizzato prodotto dal nostro Sole ma nel mezzo interstellare che separa tra loro le varie stelle».
La sonda ha varcato i confini dell’eliosfera, ma non quelli del Sistema solare, che si estende fino al limite della nube di Oort, una nube sferica di comete che avvolge il Sistema solare fino a 1.5 anni luce dal Sole, e che risente ancora dell’influenza gravitazionale della nostra stella.
Lo studio dell’Iowa è presentato in uno dei cinque articoli dedicati al Voyager 2 pubblicati su Nature Astronomy, che confermano il passaggio del satellite nello spazio interstellare e forniscono dettagli sulle caratteristiche dell’eliopausa.
Per saperne di più:
- Leggi su Nature Astronomy l’articolo “Plasma densities near and beyond the heliopause from the Voyager 1 and 2 plasma wave instruments” di D. A. Gurnett & W. S. Kurth