Esce domani – giovedì 5 dicembre – nelle edicole Campi magnetici, il nuovo libro della collana “Viaggio nell’universo – Scoperte e segreti dell’astrofisica” edita da Rcs MediaGroup, una serie di volumi curati da Andrea Ferrara della Scuola Normale Superiore di Pisa e introdotti da Piero Angela.
L’autrice è Daria Guidetti, astrofisica e divulgatrice dell’Inaf, fresca vincitrice del premio “Paola de Paoli – Camillo Marchetti” assegnato dall’Unione giornalisti scientifici italiani (Ugis), nonché collaboratrice di Media Inaf, che l’ha intervistata.
Guidetti, dica qualcosa per convincerci a leggere il libro…
«In questo libro di divulgazione per tutti ho trattato il campo magnetico a partire dai primi giochi circensi, in cui venivano sfruttate le proprietà oscure delle calamite, per poi passare dal campo magnetico terrestre a quello degli altri pianeti, stelle, galassie e oltre. Come condimento: gli esperimenti di Faraday, le equazioni di Maxwell, le vele magnetiche e il fantascientifico motore EmDrive, che produce spinta senza espellere carburante».
A prima vista il tema dei campi magnetici è meno affascinante rispetto ad altri titoli nella collana. E invece?
«Invece, il termine magnetico già di per sé dà l’idea di misterioso, va a sottolineare un qualcosa che è suggestivo, che attrae. E in effetti il grande fascino dei campi magnetici è che rappresentano una proprietà fisica che non può essere osservata direttamente con gli occhi ma richiede uno strumento apposito per rilevarli».
Nella presentazione è riportato che si tratta di uno dei primi libri divulgativi al mondo sull’argomento. È così?
«Sì, esatto. Abbiamo fatto una ricerca bibliografica in merito e ci risulta che sia il primo libro dal taglio divulgativo interamente dedicato ai campi magnetici. Naturalmente esistono molti testi che riportano uno o più capitoli sul magnetismo, per esempio quelli sul Sole, ma non come “oggetto” a sé stante. I campi magnetici oggi possono essere considerati dei veri e propri oggetti astrofisici, rivestono un ruolo estremamente importante nel panorama dell’astrofisica mondiale perché tutto l’universo è magnetizzato: la nostra Terra, gli altri pianeti, le galassie, gli ammassi di galassie, lo spazio intergalattico… Ci sono campi magnetici su tutte le scale. Tanto è vero che lo studio del magnetismo è diventato prioritario in tanti progetti di ricerca internazionale».
Il campo magnetico è importante anche per la nostra vita?
«Certo, è importante per la nostra vita perché la Terra, come gli altri pianeti, è continuamente bombardata dal vento solare e dai raggi cosmici, costituiti da particelle altamente energetiche che se riuscissero ad arrivare a colpire la superficie terrestre la sterilizzerebbero, impedendo lo sviluppo di qualunque forma di vita, anche di quelle più resistenti. Invece, fortunatamente, la Terra ha un suo campo magnetico, generato nel nucleo terrestre essenzialmente di ferro liquido, che fa da scudo a questi bombardamenti. Quindi ci protegge e ha un ruolo chiave nello sviluppo della vita sulla Terra».
E il campo magnetico solare, che compare sulla copertina del libro, ha un qualche effetto?
«Di fatto, ci influenza tutti i giorni. Il vento solare, che trasporta anche il campo magnetico del Sole, viene a impattare la Terra e il suo campo magnetico, generando, da un lato, delle spettacolari aurore polari, dall’altro dei possibili problemi per tutte le nostre tecnologie, sia nello spazio che a terra. Può addirittura influenzare l’affidabilità di aerei, per esempio, può provocare malfunzionamenti ai satelliti per le comunicazioni e la geo-localizzazione, eccetera. Per questo è nata recentemente quella disciplina che in inglese viene chiamata space weather, la cosiddetta meteorologia spaziale, che vuole studiare appunto l’interazione Sole-Terra, anche da un punto di vista magnetico, capirla meglio ma anche magari prevederne gli effetti in anticipo, in modo che non venga compromesso il funzionamento di tutte quelle tecnologie da cui oggi dipendiamo in modo massiccio».
Il magnetismo rientra anche nei suoi interessi di ricerca?
«Nel settore dei campi magnetici ho svolto la tesi di laurea e anche la tesi di dottorato di ricerca, per la quale ho anche vinto nel 2012 il premio “Vincenzo Ferraro” della Società italiana di fisica, in particolare per uno studio che ha rivelato attorno a una manciata di radiogalassie un campo magnetico intergalattico un po’ particolare. Diciamo che tipicamente il campo magnetico negli ammassi e nei gruppi di galassie è molto turbolento, riflettendo la turbolenza stessa del gas intergalattico. Invece le radiogalassie che ho studiato mi hanno permesso di rilevare la presenza di strutture ordinate di campo magnetico intergalattico, che abbiamo chiamato “bande” perché hanno dei contorni ben definiti e che ho interpretato come dovute a una manipolazione da parte delle radiogalassie stesse sul gas magnetizzato circostante. È stato uno dei primi esperimenti che hanno dato prova diretta di questa interazione».