A meno di due anni dal lancio, gli scienziati della missione Lucy della Nasa, guidata dal Southwest Research Institute (SwRi), hanno scoperto un altro piccolo asteroide che potrà essere visitato dalla sonda spaziale. Il satellite partirà nel 2021 e, dopo un viaggio di 12 anni e di oltre 7 miliardi di chilometri, esplorerà alcuni asteroidi troiani, una popolazione di antichi piccoli corpi che condividono l’orbita di Giove.
Questa prima missione dedicata allo studio degli asteroidi troiani stava già battendo un record, visitando ben sette asteroidi durante una singola missione. Ora, usando i dati dell’Hubble Space Telescope (Hst), il team di Lucy ha scoperto che il primo obiettivo, Eurybates, ha un satellite: un ulteriore corpo celeste che Lucy avrà la possibilità di studiare.
«Se avessi dovuto scommettere su quale delle nostre destinazioni avesse un satellite, sarebbe stata questa», dice Hal Levison, alla guida della missione. «Eurybates è considerato il più grande dei residui di una gigantesca collisione verificatasi miliardi di anni fa. Le simulazioni mostrano che le collisioni di asteroidi, come quella che ha originato Eurybates e la sua famiglia, producono spesso piccoli satelliti». Probabilmente questo è vero anche per i grandi oggetti della Cintura di Kuiper, ritenuti cugini dei troiani, che mostrano evidenze sia di collisioni massicce che di piccoli satelliti.
«Lo scorso novembre, alla riunione del team scientifico di Lucy, il mio collega Keith Noll ha indicato un punto sospetto accanto a un’immagine di Eurybates. Ho rapidamente scaricato il successivo set di dati e mi sono reso conto che lo spot era ancora lì, ma si era spostato, proprio come farebbe un satellite», ricorda Mike Brown del Caltech, membro del team scientifico di Lucy.
«Abbiamo chiesto più tempo per confermare l’esistenza del satellite e ci hanno dato ulteriori tre tentativi», dice Noll. «Nelle prime due osservazioni non abbiamo visto nulla, e abbiamo iniziato a pensare di essere stati sfortunati. Ma alla terza orbita, eccolo lì!».
Il piccolo oggetto era davvero difficile da individuare, in parte perché Eurybates è seimila volte più luminoso del suo satellite, che risulta essere lungo meno di 1 km. Se questa stima è corretta, questo piccolo corpo in orbita attorno a Eurybates è tra gli oggetti più piccoli mai visitati da un veicolo spaziale.
«Prima di essere certi che fosse effettivamente reale, dovevamo assicurarci che un singolo satellite potesse effettivamente essere consistente con tutti i dati raccolti», spiega Cathy Olkin di SwRi. «Usando simulazioni al computer, abbiamo verificato che esistono molte possibili orbite corrispondenti sia alle osservazioni in cui possiamo vedere il satellite, sia ai tempi nei quali non lo si riesce a vedere».
Sebbene i dati che gli scienziati hanno in mano siano già sufficienti per confermare l’esistenza del satellite, il team di Lucy, entro la fine dell’anno, ne raccoglierà altri utilizzando Hst, per comprendere meglio l’orbita dell’oggetto.
Guarda il servizio video di MediaInaf Tv realizzato nell’ottobre 2019: