Come suggeriscono le più recenti misurazioni effettuate sulla superficie di Marte, miliardi di anni fa l’acqua sul Pianeta rosso scorreva abbondante. Acqua la cui composizione chimica è ora illustrata in un articolo pubblicato su Nature Communications. In particolare, il team di ricerca che ha condotto lo studio, guidato dal Tokyo Institute of Tecnology, riporta i valori di alcuni parametri che l’acqua marziana doveva avere miliardi di anni fa. Il team ha ottenuto questi risultati analizzando i dati mineralogici e chimici che il rover Curiosity della Nasa ha inviato sulla Terra dopo aver passato al setaccio alcuni sedimenti di smectite, un minerale argilloso che lo stesso rover ha “fiutato” all’interno del cratere Gale nel 2013, nei cui interstizi si celerebbe la composizione chimica di quest’acqua: una sorta di “impronta” lasciata grazie a un processo di scambio ionico avvenuto durante il contatto tra il liquido e il minerale argilloso.
Le caratteristiche passate in rassegna sono la salinità (la concentrazione di sali disciolti in una soluzione), il pH (la misura della sua acidità o alcalinità) e quello che viene chiamato stato ossidoriduttivo – o stato redox, dalla contrazione dei termini inglesi reduction (riduzione) e oxidation (ossidazione): ossia la misura della tendenza della soluzione a perdere o acquisire elettroni. Detto in altri termini, una misura dell’abbondanza di gas come l’idrogeno, propri di ambienti riducenti, o di ossigeno, tipico di ambienti ossidanti: proprietà importanti per qualsiasi tipo di acqua. Sostanza la cui presenza è essenziale per la vita.
Cercare di capire quale fosse la chimica dell’antica acqua marziana è importante non solo per comprendere che tipo di vita potesse eventualmente esserci in passato sul pianeta, ma anche per far luce su quale tipologia di acqua potrebbe aver dato origine, miliardi di anni fa, a minerali presenti oggi su Marte.
I risultati ottenuti nello studio suggeriscono che i sedimenti argillosi sul cratere Gale si siano formati in presenza di acqua liquida lievemente salina, con una concentrazione di sali – principalmente cloruro di sodio – compresa tra 0.1 e 0.5 moli per chilogrammo. Acqua con un disequilibrio redox dovuto a episodi di ossidazione avvenuti a basse temperature e per brevi periodi di tempo. E approssimativamente neutra, cioè con un pH vicino a quello degli attuali oceani della Terra. Ora, poiché gli oceani sul nostro pianeta ospitano una miriade di forme di vita, sembra convincente l’idea che l’ambiente superficiale primordiale di Marte fosse un luogo in cui la vita sarebbe potuta esistere. Non resta che trovarne le prove.
Per saperne di più:
- Leggi su Nature comminications l’articolo “Semiarid climate and hyposaline lake on early Mars inferred from reconstructed water chemistry at Gale” di Keisuke Fukushi, Yasuhito Sekine, Hiroshi Sakuma, Koki Morida e Robin Wordsworth