Nell’immagine qui sotto, inviata dalla sonda New Horizons nel 2015, la potete ammirare in basso a destra: è la caratteristica superficiale a forma di cuore di Plutone, una regione bilobata, grande circa duemila chilometri, denominata dal team scientifico della sonda Tombaugh Regio (nome successivamente approvato dall’Unione astronomica internazionale) in onore di Clyde Tombaugh, l’astronomo che nel 1930 scoprì il corpo celeste.
Il lobo sinistro è uno strato di ghiaccio di mille km situato in un bacino profondo tre km chiamato Sputnik Planitia: un’area che insieme all’altro lobo, quello destro, detiene la maggior parte del ghiaccio di azoto di cui è costituito il pianeta nano.
Secondo un nuovo studio condotto da un team di scienziati guidato dall’Ames Research Center della Nasa, pubblicato sulla rivista Journal of Geophysical Research, questa regione sarebbe coinvolta nella regolazione della circolazione atmosferica che interessa il pianeta nano. In particolare, ad avere un ruolo nella genesi e nel movimento dei venti che vi soffiano sarebbe proprio il ghiaccio d’azoto, che come elemento allo stato gassoso, insieme a piccole quantità di monossido di carbonio e metano, forma anche la sua sottile atmosfera.
Il meccanismo proposto dai ricercatori è questo: durante il giorno, un sottile strato di questo ghiaccio d’azoto si riscalda e si trasforma in vapore. Di notte, al contrario, il vapore si condensa e forma nuovamente ghiaccio. Si crea così un vero e proprio ciclo dell’azoto che funge da motore dei venti che sferzano sul pianeta nano, spingendo l’atmosfera a circolare.
Il gruppo di ricercatori ha scoperto che i venti di Plutone sopra i quattro km soffiano da est verso ovest, e questo durante la maggior parte dell’anno: una direzione opposta rispetto alla rotazione verso oriente del pianeta nano. Un fenomeno unico chiamato retro-rotazione. Ciò è dovuto al fatto che l’azoto all’interno della regione Tombaugh Regio vaporizza a nord e diventa ghiaccio a sud. È questo movimento di masse d’aria a innescare i venti occidentali. Un quadro, questo, che i ricercatori hanno ricostruito simulando il ciclo dell’azoto con un modello di previsione meteorologica nel quale hanno inserito i dati riguardanti la topografia di Plutone e la sua “coperta” di ghiaccio d’azoto ottenuti con il flyby della sonda New Horizons del 2015 .
Una circolazione dei venti che secondo i ricercatori ne determina sia il clima che la morfologia. Infatti, mentre l’aria si muove vicino alla superficie, essa trasporta calore, granelli di ghiaccio e foschia, creando pianure lungo le regioni nord e nord-ovest del corpo celeste. Se i venti sul pianeta nano ruotassero in direzione diversa, i suoi paesaggi potrebbero apparire completamente diversi.
«Prima di New Horizons tutti pensavano che Plutone fosse una palla completamente piana, quasi senza alcuna diversità. Ma non è così: ha una grande varietà di paesaggi, e stiamo cercando di capire cosa sta accadendo da quelle parti» sottolinea il primo autore dello studio, Tanguy Bertrand, ricercatore postdoc all’Ames Research Center. «Sputnik Planitia potrebbe essere importante per il clima di Plutone quanto lo è l’oceano per il clima della Terra: se rimuovi Sputnik Planitia – se rimuovi il cuore di Plutone – non avrai più la stessa circolazione».
Per saperne di più:
- Leggi su Journal of Geophysical Research l’articolo “Pluto’s beating heart regulates the atmospheric circulation: results from high resolution and multi-year numerical climate simulations“, di T. Bertrand, F. Forget, O. White, B. Schmitt, S.A. Stern, H.A. Weaver, L.A. Young, K. Ennico, C.B. Olkin e il New Horizons Science Team