Nel Nord della Siria, nella valle dell’Eufrate, c’è un sito archeologico di nome Abu Hureyra – oggi sommerso dalle acque del lago Assad, che testimonia un momento importantissimo della nostra storia: il periodo in cui, quasi 12.800 anni fa, l’uomo da cacciatore e raccoglitore nomade è divenuto agricoltore stanziale. Abu Hureyra è dunque uno fra i primi insediamenti umani al mondo – così almeno sono giunti a concludere gli archeologi analizzando i reperti trovati nel sito prima che il lago si formasse in seguito alla costruzione della diga di Taqba, avvenuta negli anni ’70.
Ma pare che questa della nascita dell’uomo stanziale non sia l’unica storia che Abu Hureyra ha da raccontare. Uno studio condotto da un team di scienziati guidati da Andrew Moore (Rochester Institute of Technology di New York) e James Kennett (Università di Santa Barbara, in California) sostiene, infatti, che Abu Hureyra documenti gli effetti di un evento conosciuto con il nome di impatto cosmico del Dryas recente, datato attorno a 12.800 anni fa.
Moore e colleghi sono arrivati a questa conclusione dopo aver analizzato la composizione geochimica, forma, struttura, temperatura di formazione, caratteristiche magnetiche e contenuto d’acqua di inclusioni trovate tra i cereali e i grani, sui primi materiali da costruzione e sulle ossa degli animali rinvenuti nel sito. Si tratta di materia vetrificata – in inglese meltglass – contenente grani fusi di quarzo, chromferide e magnetite. Materia formata, secondo gli autori, dalla fusione e vaporizzazione quasi istantanea di biomasse, suolo e depositi alluvionali, seguita da raffreddamento istantaneo.
I risultati dello studio, pubblicati su Scientific Reports, suggeriscono che il materiale, composto da minerali ricchi di cromo, ferro, nichel, solfuri e titanio – e anche ferro fuso ricco di platino e iridio – si sia formato a temperature molto elevate, superiori a 2.200 gradi Celsius. Temperature molto più alte di ciò che gli esseri umani sarebbero stati in grado di ottenere a quell’epoca, e non spiegabili inoltre da nessuna attività legata a fattori ambientali quali vulcanismo o fulmini.
«Per avere un’idea, temperature così elevate scioglierebbero completamente un’automobile in meno di un minuto», dice Kennett. «Temperature elevatissime che possono essere associate solo a un impatto cosmico», aggiunge lo scienziato, che con i suoi colleghi già aveva riportato per la prima volta prove di un evento simile nel 2012.
Secondo gli studiosi, Abu Hureyra sarebbe quindi il primo sito a documentare gli effetti catastrofici diretti di frammenti cometari caduti su un insediamento umano. «Il villaggio di Abu Hureyra deve aver subito una distruzione improvvisa», continua Kennett. «Deve essersi verificato un impatto o uno scoppio aereo abbastanza vicino da coprire con una grande quantità di calore e vetro fuso l’antico villaggio»
Frammenti cometari, dicevamo. Infatti, poiché i materiali vetrificati trovati nelle inclusioni sono coerenti con quelli trovati in altri siti archeologici in tutto il mondo, è probabile che questi risultino non da impatti causati da singole comete o asteroidi, ma piuttosto che facciano tutti parte della stessa cometa, che probabilmente toccò l’atmosfera terrestre alla fine dell’epoca del Pleistocene.
«Un singolo grande impatto con asteroidi non avrebbe dato origine a materiali così ampiamente dispersi come quelli scoperti ad Abu Hureyra», dice a questo proposito Kennett. «Si ritiene invece che i più grandi detriti cometari siano in grado di provocare migliaia di esplosioni in atmosfera nell’arco di pochi minuti in un intero emisfero terrestre. L’ipotesi dell’impatto cosmico del Dryas recente propone questo meccanismo per tenere conto dei materiali coevi ampiamente dispersi lungo oltre 14mila chilometri fra gli emisferi Nord e Sud. Le nostre scoperte nel sito Abu Hureyra supportano fortemente un grande evento di impatto da una cometa così frammentata»
Un impatto che avrebbe contribuito all’estinzione della maggior parte degli animali di grandi dimensioni – compresi i mammut, i cavalli e i cammelli americani – e alla scomparsa del popolazione nordamericana dei Clovis. Segnando il repentino inizio del periodo climatico del Dryas recente, appunto: il periodo geologicamente breve di clima freddo alla fine del Pleistocene, approssimativamente compreso tra 12.800 e 11.500 anni fa. Proprio questi cambiamenti climatici, dicono infine gli autori, potrebbero aver innescato la trasformazione da una condizione di cacciatore e raccoglitore nomade a quella di agricoltore stanziale, una delle trasformazioni culturali più significative della storia umana.
Per saperne di più:
- Leggi su Scientific Reports l’articolo “Evidence of Cosmic Impact at Abu Hureyra, Syria at the Younger Dryas Onset (~12.8 ka): High-temperature melting at >2200 °C” di Andrew M. T. Moore, James P. Kennett, William M. Napier, Ted E. Bunch, James C. Weaver, Malcolm LeCompte, A. Victor Adedeji, Paul Hackley, Gunther Kletetschka, Robert E. Hermes, James H. Wittke, Joshua J. Razink, Michael W. Gaultois e Allen West