TELESCOPI, ASTRONOMI E STORIE DEL CIELO

I beni culturali dell’Inaf raccontati su YouTube

Inauguriamo oggi, sul portale Polvere di stelle e sul canale MediaInaf Tv, “Racconti di astronomia”: una nuova rubrica curata da Federico Di Giacomo dedicata al patrimonio storico culturale dell’Inaf. Narrerà, attraverso una serie di brevi video, i personaggi, gli strumenti e le vicende che hanno fatto grande l’astronomia e l’astrofisica italiana. La prima puntata ripercorre, tra curiosità e aneddoti, la storia del cannocchiale Dembowski

     20/03/2020

Immagine storica della Specola di Padova

“La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande”. Così si esprimeva il filosofo tedesco Hans Georg Gadamer in un’intervista rilasciata nel 1999. Quando Gadamer pronunciava queste parole, la realtà del web e le nuove tecnologie non si erano ancora affermate. Oggi, a più di vent’anni di distanza, accanto ai tradizionali mezzi di comunicazione, troviamo una serie di formidabili alleati che permettono una capillare diffusione della cultura. Anche in questi giorni difficili, in cui siamo costretti nelle nostre case, la cultura non si ferma. Come un fiume in piena, non si arresta e supera tutti gli ostacoli. Ed ecco che tutti i musei del mondo si sono attrezzati, sfruttando al massimo ogni tipo di tecnologia, per consentire a milioni di persone, comodamente sedute in pantofole sul divano di casa, di fruire delle loro opere. Ogni giorno si moltiplicano le iniziative culturali che permettano agli appassionati di non perdere la programmazione delle principali istituzioni culturali, ma anche per acquisire, perché no, qualche utente in più approfittando della permanenza forzata nelle proprie abitazioni.

Anche l’Istituto nazionale di astrofisica, con il suo patrimonio storico e strumentale – che comprende oltre un migliaio di pezzi tra quadranti, cannocchiali, teodoliti, orologi, globi e molto altro ancora – conservato negli osservatori astronomici di più antica fondazione, si è adeguato a questo nuovo modo di vivere la cultura, avviando una nuova rubrica dal titolo Racconti di astronomia. Rubrica che racconterà, attraverso una serie di brevi video che usciranno periodicamente sul portale Polvere di stelle e sul canale MediaInaf Tv, i personaggi, gli strumenti, le vicende che hanno fatto grande l’astronomia e l’astrofisica italiana.

«Da diversi anni ormai l’Inaf ha intrapreso un’opera di tutela e valorizzazione dei proprio beni culturali conservati negli osservatori astronomici», dice Antonella Gasperini, responsabile del Servizio biblioteche e musei dell’Inaf. «Si tratta di un patrimonio unico al mondo: più di un migliaio di strumenti antichi, circa tre milioni di documenti di archivio contenuti in 122 serie archivistiche, settemila volumi pubblicati fra la fine del Quattrocento e l’inizio dell’Ottocento, oltre a  manoscritti e incunaboli. Tutte testimonianze del cammino che l’astronomia italiana ha fatto nei secoli dalle osservazioni pregalileiane a oggi. Oltre all’inventariazione e alla catalogazione, sono stati realizzati progetti e iniziative volte a valorizzare e al tempo stesso condividere tale inestimabile patrimonio non solo con gli studiosi ma anche con il pubblico generico di curiosi e appassionati. Alcuni esempi sono la teca digitale, che permette di sfogliare una selezione di volumi rari e di pregio, oppure le mostre virtuali ospitate all’interno del portale Polvere di stelle. Nell’ottica di far conoscere le vicende legate alla scienza e alla tecnologia del passato nasce questa nuova rubrica, che ha l’ambizione di narrare frammenti poco noti di astronomia traendo spunti da singoli oggetti, strumenti antichi o documenti di archivio, conservati nei musei e negli archivi storici dell’Inaf».

Nella prima puntata raccontiamo, tra curiosità e aneddoti, la storia del cannocchiale Dembowski, conservato nel museo La Specola dell’Osservatorio astronomico di Padova. «Questo telescopio, con un obiettivo del diametro di quasi 19 cm, fu il principale strumento di lavoro degli astronomi padovani tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento», racconta Valeria Zanini,responsabile del museo. «Deve il nome al suo precedente proprietario, il barone Ercole Dembowski, celebre osservatore di stelle doppie. Si tratta, infatti, di uno strumento “di seconda mano”, acquistato dall’Osservatorio dagli eredi del barone alla sua morte, nel 1881. All’epoca, infatti, la dotazione finanziaria a disposizione non permetteva di ambire a strumentazione più grande. Seppur già piccolo per l’epoca e non all’altezza dei telescopi in uso negli osservatori americani, tedeschi o inglesi, questo cannocchiale lavorò moltissimo soprattutto nel campo dell’astrometria, compiendo osservazioni di pianeti, comete e asteroidi. Citiamo in particolare le osservazioni dell’asteroide Eros, eseguite nel 1901: queste, assieme a quelle compiute dagli astronomi di tutto il mondo, contribuirono a determinare la distanza della Terra dal Sole con una precisione mai raggiunta in precedenza. Con questo cannocchiale fu studiata anche la celebre cometa di Halley, in occasione del suo ritorno alla minima distanza dalla Terra, nel 1910».

I musei, gli archivi e le biblioteche degli osservatori astronomici conservano un patrimonio che ha tantissime storie da raccontarci. Vederle dal vivo è un’esperienza affascinante e indimenticabile ma, in attesa di poter riaprire le loro sedi, con queste piccole pillole i curatori dei beni culturali dell’Inaf vogliono contribuire a tenere una finestra aperta su un tesoro prezioso e poco conosciuto.

Guarda il primo video, dedicato al cannocchiale Dembowski: