Forse non andrà bene per andare a pesca ma certo il logo worm della Nasa, resuscitato dall’agenzia spaziale statunitense in occasione del prossimo lancio del razzo Falcon 9, si sta rivelando un’ottima esca per attrarre giovani e giovanissimi al mondo dell’aerospazio.
Ufficialmente non veniva utilizzato dal 1992. Il logotipo rosso, disegnato da linee a bastone che ricorda la sinuosità di un serpente o più prosaicamente un verme, era ormai relegato dalla Nasa al merchandising. Oggi torna in grande spolvero sulla fiancata del razzo di SpaceX, il cui lancio è previsto per il mese di maggio.
Il Falcon 9 lancerà la navicella spaziale Crew Dragon con a bordo l’equipaggio per la Stazione spaziale internazionale. Astronauti americano a bordo di un razzo a stelle e strisce. Non accadeva da dieci anni, e cioè da quando nel 2011 l’Atlantis è diventato l’unico sistema statunitense capace di trasportare in sicurezza equipaggio da e per lo Spazio. Da allora gli Stati Uniti sono stati costretti ad avvalersi del sistema russo Soyuz.
Ma torniamo alle questioni di grafica. Fin dalla sua fondazione nel 1958 l’agenzia spaziale americana ha sempre avuto un solo logo principale: la polpetta, lo storico logo circolare soprannominato per l’appunto meatball e che raffigura un’ala rossa a forma di V che abbraccia una sfera blu trapunta di stelle bianche, mentre un’astronave orbita intorno alla scritta Nasa. Porta la firma di James Modarelli.
In tempi in cui le tecnologie di stampa non erano sofisticate come quelle che abbiamo a disposizione oggi, la polpetta risultò difficile da riprodurre. Per questa ragione nel 1975 l’agenzia optò per una soluzione più pulita ed elegante: il verme. Progettato dallo studio newyorkese di design Danne & Blackburn.
Lo stile del nuovo logotipo era semplice, rosso e unico nel suo genere. Divenne subito un’icona nella storia della grafica e dell’esplorazione spaziale. Il presidente Ronald Reagan lo elogiò per la sua semplicità e il tratto innovativo. Poi nel 1992 il ritorno alle origini.
Che siate per il verme o per la polpetta, il logo Nasa è sempre il logo Nasa.
L’interesse per il marchio è addirittura aumentato da quando, nel 2017, il marchio di lusso Coach ha creato una collezione dedicata allo Spazio. Da allora vermi e polpette sono finiti ovunque, incluse t-shirt e felpe da grande magazzino. E oggi la Nasa si riscopre icona di stile per adolescenti e giovani adulti.
Non che l’agenzia ci faccia su la cresta. Il logo non viene ceduto in licenza commerciale a soggetti esterni. Libero utilizzo dunque, ma dietro approvazione Nasa che si tutela evitando che il marchio venga associato a prodotti che rientrino nella sfera di sua competenza. Siete liberi di acquistare un pigiama griffato Nasa, ma non pensate che possa essere indossato come spacesuit.
Il social media manager dell’agenzia spaziale statunitense sa come blandire i 200 milioni di follower che amano l’avventura spaziale. Tutto era già scritto nello Space Act del 1958, l’atto fondativo della Nasa: uno degli obiettivi è di raggiungere il più vasto pubblico possibile. Stimolare l’entusiasmo della gente nei confronti di missioni e programmi spaziali, passa anche dal fashion business.