Martedì scorso, il 5 maggio, la Cina ha lanciato con successo, dal Wenchang Satellite Launch Center sull’isola di Hainan, il prototipo della sua nuova capsula spaziale “Apollo-like”: una navicella per equipaggio cinese in grado di ospitare fino a sei astronauti, il doppio rispetto alla capacità della Shenzhou. Come lanciatore, l’altrettanto nuovo razzo vettore Long March-5B, in grado di inviare 25 tonnellate di carico utile verso l’orbita terrestre bassa e che rappresenta una pietra miliare dei piani di esplorazione spaziale della Cina, in particolare per realizzare il sogno di costruire una nuova stazione spaziale.
La navicella spaziale è rientrata da manuale ieri, venerdì 8 maggio, in modo controllato, mentre il primo stadio del lanciatore Long March-5B sta rientrando in queste ore – come previsto – in modo incontrollato. Anche se non ci sono fonti ufficiali cinesi, si parla di un razzo di lunghezza di circa 31 metri, un diametro di 5 metri e con una massa stimata di 17 tonnellate: ben il doppio di quella della stazione spaziale cinese Tiangong-1, caduta il 2 aprile 2018 in tutta sicurezza nell’Oceano Pacifico.
I nostri ricercatori sono già in postazione e stanno lavorando assiduamente per seguire il rientro. L’Inaf – Istituto di radioastronomia (che aveva partecipato con successo alle osservazioni del rientro della Tiangong-1), grazie alla collaborazione con altri enti e istituti di ricerca nazionali – quali L’Agenzia spaziale italiana, l’Aeronautica militare, il Politecnico di Milano, l’Isti-Cnr di Pisa, l’azienda aerospaziale Vitrociset – e l’università di Malta, ha cominciato a lavorare per il monitoraggio dell’oggetto con il radiotelescopio Croce del Nord di Medicina per tentare di misurare gli attuali parametri orbitali del razzo e come questi cambieranno nelle prossime ore. Le previsioni attuali suggeriscono che il rientro dovrebbe avvenire tra domenica 10 e lunedì 11 maggio.
Il trasmettitore denominato Trf (trasmettitore radio frequenza) realizzato da Vitrociset e posizionato al poligono interforze di Salto di Quirra, in Sardegna, ha il compito di bersagliare con onde radio l’oggetto, mentre la Croce del Nord quello di ricevere gli echi radio riflessi a terra. Ma l’operazione non è cosi semplice come potrebbe sembrare, perché l’oggetto è molto basso in cielo e non puntabile meccanicamente con la Croce del Nord.
Si è quindi dovuto modificare elettronicamente il campo di vista del radiotelescopio, operazione fattibile grazie all’array di antenne di cui è composto il braccio nord-sud: una vera e propria sfida per cercare di intercettare l’oggetto, perché questa modalità osservativa non era mai stata provata prima, con l’ulteriore incognita dovuta alle osservazioni svolte completamente da remoto a causa delle restrizioni imposte per il Covid-19. Fiato sospeso, quindi, con il timore di fallire l’osservazione. Ma oggi, alle 12:30 circa, orario che ha segnato il primo passaggio dell’oggetto sull’Italia, è stato il momento di esultare: la Croce del Nord ha “visto” gli echi radar riflessi forti e chiari.
«Stiamo elaborando i dati raccolti dall’osservazione per cercare di correggere le informazioni dell’orbita di questo oggetto che è fuori controllo. I dati orbitali saranno poi utilizzati dalla comunità internazionale per stimare la finestra di rientro, cioè quella finestra temporale in cui l’oggetto rientrerà in atmosfera», spiega Germano Bianchi, responsabile all’Inaf-Ira del progetto Sst (Space Surveillance and Tracking).
Le osservazioni stanno continuando in queste ore, con sempre maggior entusiasmo dopo i risultati ottenuti. Se ci sarà qualche sviluppo interessante vi terremo aggiornati.