Europa, la luna di Giove, è un mondo davvero affascinante. La sua superficie sembra essere graffiata da cicatrici bruno-rossastre, come solchi lasciati dal rastrello di un bambino sul bagnasciuga. In realtà, questi solchi sono incisi in uno strato di ghiaccio d’acqua, che si ritiene abbia uno spessore di diversi chilometri e copra un vasto sottosuolo oceanico potenzialmente abitabile.
Le cicatrici, evidenti in questa immagine degli anni ’90 estratta dagli archivi della missione Galileo della Nasa, sono una serie di lunghe fessure sulla sua superficie ghiacciata, che si pensa derivino dall’attrazione gravitazionale di Giove, capace di rompere il ghiaccio. I colori visibili attraverso la superficie lunare sono rappresentativi della composizione superficiale e delle dimensioni dei granelli di ghiaccio: le aree bruno-rossastre, ad esempio, contengono alte proporzioni di sostanze non ghiacciate, mentre le aree bianco-blu sono relativamente pure.
Inutile dire che gli scienziati non vedono l’ora di esplorare sotto la spessa coltre di ghiaccio di Europa. Per ora possono farlo solo indirettamente, andando alla ricerca delle prove di attività provenienti dal basso. E questo è esattamente quello che ha fatto il ricercatore dell’Esa Hans Huybrighs, in un nuovo studio pubblicato su Geophysical Research Letters. Basandosi su lavori precedenti sul campo magnetico condotti dalla sonda Galileo, ha realizzato una simulazione per capire il motivo per cui, durante uno dei sorvoli della luna avvenuto nel 2000, sono stati registrati meno protoni del previsto, in prossimità della luna stessa.
Inizialmente i ricercatori hanno pensato che la causa fosse da ricercarsi in un oscuramento del rivelatore da parte di Europa, che avrebbe impedito la misurazione di queste particelle cariche solitamente molto abbondanti. Tuttavia, Hans e colleghi hanno scoperto che una parte di questa diminuzione di protoni era dovuta a un pennacchio di vapore acqueo “sparato” nello spazio dalla superficie della luna. Questo pennacchio deve aver scosso la sottile, tenue atmosfera di Europa e perturbato i campi magnetici nella zona, alterando il comportamento e la quantità dei protoni energetici vicino alla superficie.
Gli scienziati hanno sospettato l’esistenza di pennacchi su Europa già dai tempi della missione Galileo, tuttavia prove indirette della loro esistenza sono state trovate solo nell’ultimo decennio. Incredibilmente, se tali pennacchi fossero effettivamente presenti, rompendo il guscio ghiacciato della luna, offrirebbero il modo per accedere e caratterizzare i contenuti del suo oceano sottostante, che altrimenti sarebbe estremamente difficile da esplorare.
Queste prospettive sono di grande interesse per l’imminente missione Juice dell’Esa, il cui lancio è previsto nel 2022, interamente dedicata allo studio Giove e delle sue lune ghiacciate. Juice trasporterà gli strumenti necessari per campionare direttamente le particelle all’interno dei pennacchi di vapore acqueo provenienti dalla luna, e anche per rilevarle da remoto, con l’obiettivo di scoprire i segreti del suo vasto e misterioso oceano.
L’arrivo nel sistema di Giove è previsto nel 2029, e il suo obiettivo sarà quello di studiare la potenziale abitabilità e gli oceani sotterranei di tre lune del pianeta gigante: Ganimede, Callisto ed Europa, appunto. Come dimostra questo nuovo studio, rintracciare le particelle energiche cariche e neutre nelle vicinanze di Europa promette bene, nell’ottica di sondare l’atmosfera della luna e l’ambiente cosmico più in generale, che è esattamente ciò che Juice intende fare.
Per saperne di più:
- Leggi su Geophysical Research Letters l’articolo “An Active Plume Eruption on Europa During Galileo Flyby E26 as Indicated by Energetic Proton Depletions”, di L. F. Huybrighs, E. Roussos, A. Blöcker, N. Krupp, Y. Futaana, S. Barabash, L. Z. Hadid, M. K. G. Holmberg, O. Lomax e O. Witasse