Lo spazio rappresenta, con ogni probabilità, il campo in cui si giocherà la prossima partita per la supremazia globale, militare e commerciale dopo la Guerra Fredda, quando lo scenario fortemente bipolare – Usa vs. Urss – aveva dato la spinta per investimenti economici, scientifici, tecnologici e umani che nel giro di pochi anni hanno portato il primo uomo sulla Luna con il programma Apollo (1969).
Lo scenario, in questo momento storico, si prospetta molto più complesso. Oltre alla Nasa, altre agenzie spaziali – come quelle europea (Esa), giapponese (Jaxa) e indiana (Isro) – partecipano a missioni spaziali per raggiungere la Luna, o i corpi minori del Sistema solare. In collaborazione con altri stati o in volata solitaria come la Cina, che sta cercando di attuare in autonomia una strategia civile, commerciale e militare a lungo termine per esplorare e sviluppare il dominio cislunare, con l’obiettivo di superare gli Stati Uniti come principale potenza spaziale. La possibilità che gli Stati Uniti non siano la potenza leader nello spazio in un futuro prossimo potrebbe rimettere in discussione l’attuale equilibrio politico internazionale. Inoltre, concorrono alla nuova corsa allo spazio anche agenzie spaziali private e il mercato globale e le sue enormi potenzialità economiche e strategiche sono aperte a un ecosistema – la cosiddetta new space economy – in cui convivono il settore pubblico e quello privato, coinvolgendo nuovi attori e investitori che propongono nuovi modelli di business e nuove sfide globali. È in questo complesso contesto internazionale che si prepara a lasciare la Terra, il prossimo 27 maggio, la navicella Crew Dragon della SpaceX di Elon Musk per la missione Demo-2 della Nasa. Una missione destinata a segnare l’inizio di una nuova era di voli spaziali con equipaggio umano su mezzi progettati, sviluppati e gestiti interamente da una compagnia spaziale privata
Per l’occasione, Media Inaf ha intervistato Fabio Pagan, giornalista scientifico da sempre legato al mondo spaziale. Redattore del quotidiano Il Piccolo di Trieste per venticinque anni e collaboratore della Rai dal 1971, Pagan è stato a lungo fra i conduttori di Radio3 Scienza. A Trieste ha lavorato in qualità di addetto stampa al Centro internazionale di fisica teorica e nel 1993 è stato fra i promotori del Master in comunicazione della scienza della Sissa, di cui è stato docente e vicedirettore fino al 2009. Porta il suo nome un asteroide che ruota tra Marte e Giove: 7055 Fabiopagan.
Siamo veramente davanti a una svolta epocale?
«Assolutamente sì, anche se il debutto dei privati che mandano astronauti nello spazio ricorda molto alcuni vecchi libri di fantascienza, come The Man Who Sold the Moon di Robert Heinlein, del 1950. Da un punto di vista tecnologico è rilevante l’inserimento dei privati nell’industria spaziale, in particolare con Elon Musk, un tipo… tosto! Crew Dragon di SpaceX è il quinto veicolo spaziale con cui gli americani mandano i loro astronauti nello spazio, dopo Mercury, Gemini, Apollo e gli Space Shuttle».
Cosa lo distingue dai sui predecessori?
«Si tratta di un veicolo nuovo e completamente diverso da quelli del passato, sia per la strumentazione che per la gestione dei sistemi di controllo. C’è qualcosa di fantascientifico nel design dell’abitacolo – completamente nuovo, dotato di una tecnologia touch quasi futuristica – e delle tute indossate dagli astronauti, completamente diverse da quelle a cui siamo abituati. I due astronauti che voleranno per primi non dovrebbero invece rappresentare una novità: sono astronauti esperti della Nasa con un certo numero di missioni all’attivo».
Che lancio dobbiamo aspettarci, in tempo di coronavirus?
«Sarà certamente sottotono a causa degli effetti della pandemia: ad assistere al lancio ci saranno molte meno persone del solito, ed è previsto un protocollo specifico per ridurre i contatti tra le persone – anche per salutare gli astronauti. Certo, gli astronauti sono molto più abituati di noi a stare in quarantena, ma nella capsula e poi sulla Stazione spaziale non si potrà parlare di certo di distanziamento sociale».
Quale impatto potrà avere sullo scenario spaziale internazionale?
«Questo lancio cambia i rapporti spaziali tra Stati Uniti e Russia, nel senso che per nove anni gli Usa sono stati costretti a dipendere dai “passaggi” della Soyuz, lautamente pagati – dai 70 milioni di dollari per ogni volo iniziali (addestramento incluso) fino agli oltre 90 milioni di dollari attuali. Con la Crew Dragon il costo si aggirerà sui 65 milioni di dollari, quindi competitivo. I giapponesi sono legati da un punto di vista spaziale agli americani, mentre i cinesi stanno sviluppando veicoli spaziali loro, anche se chiaramente ispirati a quelli russi. Hanno un programma lento ma metodico, e potrebbero stupirci. L’Europa si affiderà ai lanciatori americani, non avendo mezzi propri».
A proposito della Russia: la Soyuz andrà in pensione? Con quali conseguenze?
«Il prossimo lancio Soyuz verso la stazione spaziale è previsto per il prossimo ottobre. Gli americani hanno prenotato ulteriori voli con la Soyuz in attesa che l’accordo con SpaceX sia intensificato. È inoltre previsto uno scambio di posti a bordo di Dragon e Starliner per i cosmonauti russi. I russi avranno notevoli introiti economici in meno, ma offriranno voli ad altri Paesi come l’India. Proprio tuttora sono in fase di addestramento un astronomo indiano e uno saudita. Inoltre, dovendo incrementare il proprio bilancio spaziale, è previsto che alla fine del 2021 la Soyuz volerà con la missione MS20 – con a bordo due astronauti-turisti non professionisti e il comandante (russo) che trascorreranno il capodanno in orbita sulla Stazione spaziale. L’agenzia spaziale russa Roscosmos sta sviluppando una nuova capsula spaziale – la Federatia, nome non molto fantasioso! – molto più grande, per sostituire le Soyuz ormai veterane e poter puntare alla Luna per il 2030».
Cos’altro ci riserva il futuro dei viaggi spaziali?
«Non lo so esattamente, di certo trovo difficile che potremo assistere all’arrivo su Marte, mentre un ritorno sulla Luna lo vedo molto più probabile. Di certo un po’ di “fantaspazio” potremo viverlo con gli attori del grande cinema che andranno in orbita di persona e non con effetti cinematografici: pare proprio che si sia concluso un accordo di massima tra la Nasa, SpaceX e Tom Cruise per realizzare un film sulla Stazione spaziale internazionale. Non ci resta che aspettare».
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