Grande più o meno come una valigetta (centimetri 10x20x30, peso 10 chili), Asteria (che sta per Arcsecond Space Telescope Enabling Research in Astrophysics) è il cacciatore di pianeti più piccolo mai lanciato nello spazio fino a oggi. “Scaricato” nell’orbita bassa della Terra direttamente dalla Stazione spaziale internazionale nel 2017 (e operativo fino a dicembre 2019), questo satellite della famiglia CubeSat ha avuto sin dalle fasi di progettazione l’ambizioso obiettivo di dimostrare come anche un manufatto tecnologico minuscolo possa unirsi alla schiera di imponenti telescopi – terrestri e spaziali – che studiano i pianeti oltre il Sistema solare. Detto fatto: in un paper di prossima pubblicazione su The Astronomical Journal viene descritto come Asteria abbia osservato il già noto 55 Cancri e, scoperto nel 2004.
Il CubeSat di Jpl e Mit ha usato un puntatore di precisione per rilevare col metodo del transito il passaggio di 55 Cancri e. Osservatori spaziali piccoli come il satellite Asteria sono ideali per questo tipo di rilevamenti, perché il “cacciatore di pianeti” deve rimanere stabile e mantenere la stella centrata nel suo campo visivo, senza vibrazioni o spostamenti: ciò consente agli scienziati di misurare senza grandi margini di errore la luminosità della stella e quindi il passaggio del pianeta. Questa precisione è merito anche del rilevatore Cmos, che a differenza delle più comuni camere Ccd montata su altri CubeSat non richiede un sistema di raffreddamento dedicato.
Confrontando i dati di Asteria con quelli raccolti in passato da altri telescopi, è stato possibile confermare che il pianeta era proprio 55 Cancri e, fra quelle conosciute la super-Terra più vicina a noi: si tratta di un pianeta roccioso due volte le dimensioni della Terra, ma con una massa ben otto volte maggiore e temperature superficiali infernali. Orbita così vicino a 55 Cancri A – la sua stella madre – che un anno dura appena 18 ore e le temperature raggiungono circa duemila gradi Celsius.
Asteria aveva l’obiettivo primario di dimostrare due tecnologie chiave per ridurre il rumore sistematico nelle osservazioni fotometriche: controllo di puntamento ad alta precisione e controllo termico ad alta stabilità. Non solo la missione è riuscita a portare a casa questo obiettivo, ma ha anche provato alla comunità scientifica che satelliti così piccoli possono essere oltremodo utili per osservare oggetti celesti.
Per saperne di più:
- Leggi lo studio su Astronomical Journal: “Demonstrating high-precision photometry with a CubeSat: ASTERIA observations of 55 Cancri e” di Mary Knapp, Sara Seager, Brice-Olivier Demory, Akshata Krishnamurthy, Matthew W. Smith, Christopher M. Pong, Vanessa P. Bailey, Amanda Donner, Peter Di Pasquale, Brian Campuzano, Colin Smith, Jason Luu, Alessandra Babuscia, Robert L. Bocchino Jr., Jessica Loveland, Cody Colley, Tobias Gedenk, Tejas Kulkarni, Kyle Hughes, Mary White, Joel Krajewski, Lorraine Fesq