IL FISICO TEORICO È MORTO IL PRIMO GIUGNO SCORSO

Ricordo di Roberto Peccei (1942-2020)

Lunedì scorso è venuto a mancare, all’età di 78 anni, Roberto Peccei, il “papà degli assioni”. Professore emerito di fisica e astrofisica a Ucla, Peccei ha contribuito al rilancio di importanti istituzioni europee. Lo ricorda oggi su Media Inaf uno dei suoi allievi, l’astrofisico Marco Roncadelli

     08/06/2020

Roberto Peccei. Crediti: Audioboss – Opera propria (Cc By-Sa). Fonte: Wikimedia Commons

Ho avuto la fortuna di avere Roberto Peccei come maestro. È stato per caso. Mi ero laureato a Pavia nel 1978 con una tesi esterna al Cern. A Pavia avevo una borsa di studio che sarebbe dovuta iniziare il primo ottobre, ma il 15 settembre, sorpresa: l’allora ministro Pedini emana un decreto legge secondo cui tutte le borse di studio statali sono illegali, in quanto “anticamera del lavoro nero”! Così mi sono ritrovato senza prospettive.  Sono tornato una settimana al Cern per cercare una borsa di studio straniera. Il mio relatore, Sergio Fubini, mi disse che Roberto aveva da poco tempo accettato un posto permanente al Max Planck Institut di Monaco (quello fondato da Heisenberg) e che cercava qualche giovane. Ha parlato di  me a Roberto: mi avrebbe preso con piacere, ma non aveva più borse di studio. Avendo studiato al collegio Ghislieri, sapevo che c’era una borsa di scambio con la Maximilianeum Stiftung di Monaco. Fortunatamente quell’anno nessuno l’aveva chiesta, per cui ho potuto averla io.

Mi si è aperto il mondo! Roberto aveva 36 anni, parlava bene l’italiano ed era estremamente gentile, simpatico e informale. Assomigliava tantissimo a suo padre Aurelio: molto aperto, ottimista e con un grande entusiasmo. Grazie a Roberto, l’ambiente di Monaco era molto stimolante e lì ho conosciuto e collaborato con Antonio Masiero (mio coetaneo) e Graciela Gelmini (italo-argentina, di qualche anno più grande di me). Sono stato con Roberto quattro anni e siamo rimasti amici per sempre.

Quasi sicuramente il nome di Aurelio Peccei è sconosciuto ai giovani, ma non a quelli della mia generazione. Ha esordito come manager della Fiat, ma un manager ben diverso da quelli attuali: seguiva la realizzazione dei propri progetti dall’inizio fin negli ultimi dettagli, senza delegare alcunché. Avendo intuito che l’Argentina sarebbe stata un ottimo mercato per la Fiat, su sua proposta nel 1949 portò la Fiat in Argentina, fondando la Fiat Concord, che divenne la maggiore industria argentina. Così Roberto — che era nato in Italia nel 1942 — ha fatto le scuole secondarie in Argentina. Nel 1957 Aurelio, avendo completato la sua missione, decise di tornare in Italia per contribuire alla ricostruzione del dopoguerra e fondò subito l’Italconsult, la prima società di consulenze non-governativa. Ma mantenendo la presidenza di Fiat Concord fino al 1973: avrebbbe poi detto di aver attraversato l’equatore più di trecento volte!

Nel 1958 Roberto andò a studiare negli Usa, prima al Mit (Boston), poi alla New York University e infine fece il PhD al Mit. Nel frattempo, nel 1964 Aurelio accettò una nuova sfida: riportare in attivo l’Olivetti, una società prestigiosa grazie ad Adriano Olivetti, non solo per la qualità dei suoi prodotti ma anche per il grande rapporto con la cultura. In soli tre anni riuscì brillantemente nell’impresa. Infine, nel 1968, fondò il Club di Roma, realizzando così il suo sogno: un think-tank formato da personalità internazionali di prestigio che per primo scatenò il dibattito sull’impossibilità di proseguire una crescita umana e materiale senza tener conto dell’influenza sull’ambiente e dei limiti delle risorse: temi molto attuali, ma la cui urgenza era stata capita da Aurelio Peccei cinquant’anni fa!

Ritornando a Roberto, dapprima andò come docente e ricercatore all’università di Stanford. Qui nel 1977 ottenne il suo risultato scientifico più importante, che diede luogo alla predizione di una nuova particella chiamata assione: attualmente è il candidato più plausibile per la materia oscura. Poi nel 1978 accettò l’invito del Max Planck di Monaco. Con lo stesso entusiasmo del padre, riorganizzò la sezione di fisica teorica — che ne aveva un gran bisogno — rendendo in pochi anni il Max Planck uno dei posti più prestigiosi in Europa per la fisica delle particelle.

Ciò mostrò la grande capacità di Roberto come manager scientifico. Ma per lui l’avventura di Monaco poteva dirsi conclusa. E quando, nel 1984, gli venne offerta la direzione della sezione teorica del maggior laboratorio tedesco, Desy ad Amburgo, non esitò ad accettarla. Anche in questo caso, si trattava di rivitalizzare un’istituzione importante. E durante la sua permanenza di cinque anni anche Desy diventò un centro d’avanguardia per la fisica teorica delle particelle. Ormai Roberto era diventato un manager scientifico a livello mondiale e varie università gli offrivano un posto nella speranza di elevare il loro livello scientifico. Dato che lui si sentiva americano e i figli vivevano in California, nel 1989 accettò di trasferirsi alla University of California a Los Angeles, il cui dipartimento di fisica teorica aveva sicuramente bisogno del suo entusiasmo e delle sue energie. Successivamente qui divenne dean della facoltà di scienze.

È difficile credere che una persona così ricca di onestà intellettuale, umanità e vitalità possa scomparire. Per me — ma penso per tanti — sarà una perdita incolmabile.

Guarda sul canale YouTube dell’Issnaf quest’intervista a Roberto Peccei del 2009: