Non c’è nulla fare: così come un fotografo professionista di lunga esperienza, quando prende di mira il suo soggetto, è raro che non ottenga la “foto perfetta”, quando il telescopio spaziale Hubble punta la sua camera Wide Field 3 verso un corpo celeste lo scatto non può che essere un capolavoro. Capolavoro come quello che vedete in basso: un’istantanea che ritrae Saturno quando il pianeta si trovava nel punto più vicino alla Terra, a circa 1.34 miliardi di chilometri di distanza. L’immagine, una di una serie annuale pianificate nell’ambito del progetto Outer Planets Atmospheres Legacy (Opal), è una visione composita frutto di esposizioni separate effettuate il 4 luglio scorso, e mostra in particolare l’emisfero settentrionale in piena estate del signore degli anelli.
Salta subito all’occhio il maestoso sistema di anelli concentrici: pezzi di ghiaccio d’acqua e polveri con dimensioni che vanno da piccoli granelli a massi giganteschi, il come e quando si siano formati rimane, nonostante ci siano diverse ipotesi, uno dei più grandi misteri del Sistema solare.
Si osservano le pronunciate bande atmosferiche orizzontali, costituite da idrogeno, elio, tracce di ammoniaca, metano, vapore acqueo e idrocarburi che conferiscono al pianeta il colore bruno-giallastro, cangiante di anno in anno, e una leggera foschia rossastra. In mezzo a queste bande Hubble ha rilevato una serie di piccole tempeste atmosferiche – caratteristiche transitorie che sembrano apparire e scomparire ad ogni osservazione annuale del pianeta.
Sono in bella vista anche due delle 82 lune ghiacciate del gigante gassoso: Mimas, a destra, ed Encelado, in basso. Appena visibile è invece il polo Sud del pianeta, con una tonalità blu che riflette la stagione invernale nell’altro emisfero, quello meridionale. Una stagionalità, quella di Saturno, dovuta all’inclinazione dell’asse del pianeta. L’equatore del gigante gassoso è infatti inclinato di 27 gradi rispetto al piano orbitate – circa 4 gradi in più rispetto a quello terrestre. Così, mentre Saturno si muove lungo la sua orbita, prima un emisfero e poi l’altro sono ciclicamente rivolti verso il Sole. Questo, proprio come avviene sulla Terra, produce le stagioni saturniane. «Assistere a questi cambiamenti stagionali su Saturno», dice la Principal Investigator del progetto Opal Amy Simon ricercatrice del Goddard Space Flight Center della Nasa, «è straordinario».