GRAZIE A MISURE SPETTROSCOPICHE COMPIUTE CON HARPS-N AL TNG

In compagnia dei giganti

Un team internazionale di ricercatori, guidati da Domenico Barbato e Matteo Pinamonti dell’Inaf di Torino, ha pubblicato i primi risultati di uno studio sistematico su un campione di stelle di piccola massa, in particolare nane di classe K e M, che ospitano pianeti giganti di lungo periodo. Lo studio ha lo scopo di cercare compagni planetari di piccola massa in orbite interne attorno a questo tipo di stelle

     06/08/2020

Domenico Barbato (Inaf Torino)

Si chiama Bd-11 4672 c, e ha una massa di almeno 15 volte quella terrestre, grossomodo quella di Nettuno: è un nuovo pianeta extrasolare che gli scienziati hanno identificato a circa 200 anni luce da noi e che orbita con un periodo di 74 giorni intorno alla sua stella ospite, la nana K Bd-11 4672. Quest’ultima è un astro relativamente freddo e piccolo, con un raggio che misura “appena” due terzi di quello del Sole.

La scoperta è stata realizzata da un team di ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica, guidati da Domenico Barbato e Matteo Pinamonti dell’Inaf di Torino, nell’ambito della collaborazione Gaps (Global Architecture of Planetary Systems) e grazie alle misure spettroscopiche ad alta precisione ottenute utilizzando lo spettrografo Harps-N, installato al Telescopio nazionale Galileo dell’Inaf, alle Isole Canarie.

Matteo Pinamonti (Inaf Torino)

«Questo è solo il primo risultato ottenuto da uno studio sistematico su un campione di stelle di piccola massa», dice Pinamonti, «note per ospitare pianeti giganti di lungo periodo. Scopo del nostro studio è proprio quello di cercare ulteriori compagni planetari di piccola massa “nascosti” in orbite interne: questo tipo di sistemi esoplanetari sono particolarmente interessanti da studiare perché si pongono al centro di una delle domande aperte sulle teorie di formazione planetaria». I diversi modelli prevedono infatti che la presenza di uno o più pianeti giganti posizionati su orbite di lungo periodo possa favorire o impedire – in ragione del modello – la formazione e la sopravvivenza di pianeti di massa minore nelle regioni più interne del sistema, a seconda dei principali meccanismi di formazione e migrazione coinvolti.

Come suggerisce già il nome Bd-11 4672 c, il nuovo oggetto classificato come nettuniano non è infatti da solo intorno alla sua stella: era già nota la presenza di un altro pianeta circa 13 volte più massiccio in orbita attorno a Bd-11 4672, con una massa poco più grande della metà di Giove e un periodo di quasi 4 anni e mezzo.

Il sistema Bd-11 4672 risulta interessante anche perché la presenza di un pianeta gigante esterno e di un pianeta di massa minore su orbita interna mostra un’architettura simile a quella del Sistema solare, seppur intorno a una nana K e su scala ridotta, e i due pianeti ricevono flussi di radiazione dalla propria stella madre simili a quelli di Venere e Giove.

Schema grafico che mostra l’architettura del sistema planetario confrontata con quella del nostro Sistema solare

Un’attenta analisi di questo sistema planetario, possibile grazie all’unione di 68 misure di velocità radiale ad alta precisione raccolte con Harps-N con le 43 misure di archivio dello spettrografo Harps situato nell’emisfero australe, ha rivelato un’altra interessante caratteristica dell’orbita di Bd-11 4672 c, che risulta molto eccentrica, ovvero particolarmente allungata. Una proprietà che lo rende uno dei pianeti di massa nettuniana di periodo intermedio dall’orbita più eccentrica scoperti finora.

«Il nuovo pianeta è inoltre situato vicino al limite interno della fascia di abitabilità del sistema», dice Barbato. «Analisi di stabilità dinamica indicano che la sua presenza ha un impatto negativo sulla sopravvivenza di eventuali pianeti temperati non ancora rilevati dalle osservazioni. La sua massa e la sua eccentricità impediscono infatti la presenza di ulteriori pianeti di piccola massa nella zona più interna della fascia abitabile, permettendo invece la sopravvivenza di super-Terre o oggetti nettuniani nella porzione esterna della zona abitabile».

Si tratta del primo risultato di uno studio che potrà aiutarci a capire meglio i meccanismi di evoluzione planetaria, e quindi anche la storia evolutiva del Sistema solare, oltre ad aggiungere oggetti al catalogo degli ‘innumerabili mondi’ che stiamo scoprendo, a volte proprio dove li cerchiamo.

Per saperne di più:

  • Leggi su Astronomy & Astrophysics l’articolo “The GAPS Programme at TNG — XXIV. An eccentric Neptune-mass planet near the inner edge of the BD-11 4672 habitable zone”, di D. Barbato, M. Pinamonti, A. Sozzetti, K. Biazzo, S. Benatti, M. Damasso, S. Desidera, A.F. Lanza, J. Maldonado, L. Mancini, G. Scandariato, L. Affer, G. Andreuzzi, A. Bignamini, A.S. Bonomo, F. Borsa, I. Carleo, R. Claudi, R. Cosentino, E. Covino, A.F.M. Fiorenzano, P. Giacobbe, A. Harutyunyan, C. Knapic, G. Leto, V. Lorenzi, A. Maggio, L. Malavolta, G. Micela, E. Molinari, M. Molinaro, V. Nascimbeni, I. Pagano, M. Pedani, G. Piotto, E. Poretti e M. Rainer