Rianalizzando con tecniche nuove le immagini ottenute dalle missioni Voyager 1, Voyager 2 e Galileo della Nasa, un terzetto di ricercatori giapponesi, provenienti dalla Kobe University e dal National Institute of Technology, ha studiato in dettaglio l’orientamento e la distribuzione degli antichi avvallamenti tettonici che solcano Ganimede, il maggiore dei satelliti naturali del pianeta Giove e il più grande dell’intero Sistema solare.
In un articolo pubblicato qualche mese fa sulla rivista Icarus, il gruppo di ricerca spiega come questi avvallamenti siano distribuiti in cerchi concentrici su quasi tutta la superficie di Ganimede, formando un sistema di solchi molto più esteso di quanto si credeva in precedenza. Una tale estensione, secondo gli autori, indica che gli avvallamenti potrebbero essere i resti di un unico, gigantesco cratere da impatto che ricopre buona parte di Ganimede. Se così fosse, si tratterebbe della più grande struttura da impatto finora identificata nel Sistema solare.
I risultati dell’analisi hanno infatti rivelato che quasi tutti questi solchi (furrows) sembrano essere disposti in anelli concentrici centrati attorno a un unico punto localizzato a 20° sud 180° ovest, formando strutture multianello con un’estensione radiale di 7800 km. Per fare un confronto, la circonferenza media di Ganimede è di soli 16530 km.
Sulla base di una simulazione al computer condotta utilizzando un “Pc Cluster” da 1344 Cpu, operativo al centro di astrofisica computazionale presso l’Osservatorio astronomico nazionale del Giappone (Naoj), i ricercatori ipotizzano che il gigantesco cratere di Ganimede potrebbe essere il risultato dell’impatto di un asteroide con un raggio di 150 km che viaggiava a 20 km/s.
Per ora si tratta di una mera ipotesi, che potrà essere però sostenuta dalle osservazioni di future missioni, come Juice, dell’Agenzia spaziale europea, o Europa Clipper, della Nasa. Gli autori del nuovo studio calcolano che, se la stima è corretta, Ganimede dovrebbe presentare un’anomalia gravitazionale positiva con un raggio di circa mille chilometri attorno alla posizione 20°S 180°O.
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo pubblicato su Icarus “A global system of furrows on Ganymede indicative of their creation in a single impact event”, di N. Hirata, R. Suetsugu, K. Ohtsuki
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