Non solo ricerca astronomica e osservazioni spaziali: l’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Palermo, lo scorso 6 ottobre, è stato riconosciuto dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) come Centennial Observing Station.
Il riconoscimento è avvenuto nell’ambito di un programma internazionale con cui la Omm promuove l’importanza degli antichi osservatori meteorologici storici che possiedono una serie centennale di dati per il monitoraggio meteo-climatico a lungo termine, oggi estremamente importante per quantificare l’entità del riscaldamento globale.
Pur non essendo parte della missione dell’Inaf, migliorare la nostra conoscenza dei processi e dei fenomeni meteorologici è fondamentale per approfondire la comprensione del sistema Terra. Inoltre, comprendere l’evoluzione dell’atmosfera terrestre nel corso dei secoli potrebbe fornire interessanti indizi utili all’analisi dell’evoluzione e composizione delle atmosfere esoplanetarie.
Fino a buona parte dell’800 le osservazioni climatiche venivano registrate a mano, con l’ausilio di termometri, pluviometri e altri strumenti tradizionali. Oggi le informazioni vengono memorizzate soprattutto dai supercomputer e combinate con i dati di satelliti e altri strumenti high-tech per la produzione delle previsioni.
L’Osservatorio astronomico di Palermo – fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1790 – ha ospitato strumentazione meteorologica storica, a testimonianza dell’importante connessione fra meteorologia e astronomia. A Palermo i dati vengono raccolti dall’Osservatorio utilizzando principalmente tre stazioni analogiche – un anemometro Siap degli anni ’50, un pluviometro Siap e un termoigrometro Salmoiraghi degli anni ’80 – e la stazione digitale (composta dall’acquisitore e data logger Campbell Scientific Cr1000 e una serie di sensori ad alta precisione) – acquistata nel 2012 grazie a un finanziamento promosso dal Dipartimento di fisica e chimica “Emilio Segrè” dell’Università di Palermo e dalla Società Meteorologica Italiana (Nimbus) – che insieme a una grande varietà di strumenti metereologici, succedutisi negli oltre due secoli di attività, ha elevato gli standard qualitativi dei dati consentendo di permanere nella prestigiosa lista della Omm.
«La ultracentenaria serie meteorologica, a tutt’oggi non interrotta, è un autentico e prezioso scrigno per la ricerca scientifica, comprendendo valori di temperatura, pressione, pioggia, umidità, direzione e velocità del vento e affiancate, più recentemente, anche da altri dati quali l’irraggiamento solare», spiega Fabrizio Bocchino, direttore dell’Inaf di Palermo. «Riveste un’importanza fondamentale anche e soprattutto in considerazione della sua posizione, senza pari, molto a Sud in Italia e nel centro del Mediterraneo».
L’Inaf di Palermo è il primo nel Sud Italia – insieme all’Osservatorio meteorologico di Montevergine – ad aver conseguito questo riconoscimento. La meteorologia e l’osservazione del clima giocano un ruolo fondamentale nella vita dell’uomo ma per studiare i fenomeni climatici in maniera puntuale la scienza deve basarsi sulla solidità dei dati prodotti dalle osservazioni delle stazioni meteorologiche storiche.
Numerosi sono i lavori scientifici realizzati grazie ai dati raccolti con gli strumenti di Palermo. Alcune tesi di laurea, prodotte da studenti di fisica e di ingegneria ambientale, hanno messo in relazione l’innalzamento delle temperature confrontato con parametri cittadini, quali lo smog o la cementificazione. È stato studiato l’andamento pluviometrico, risultando poi anche in nella monografia Due secoli di pioggia a Palermo. Mentre altri lavori hanno usato la serie di dati sulle precipitazioni a Palermo per studi continentali sui cambiamenti climatici, pubblicati su Journal of Geophysical Research: Atmospheres.
La candidatura dell’Osservatorio è avvenuta lo scorso febbraio con il benestare del Servizio meteorologico dell’Aeronautica militare, in risposta a un bando lanciato il 18 dicembre 2019. Per ottenere questo riconoscimento, le stazioni meteorologiche devono dimostrare di possedere alcune specifiche qualità, oltre alla durata ultracentenaria delle misurazioni: non possono avere un periodo di inattività superiore al 10 per cento, la strumentazione non deve essere stata spostata nel tempo e devono essere programmati controlli di routine di alta qualità.
«Il riconoscimento ottenuto è per noi un impegno e una sfida», conclude Bocchino. «L’impegno sta tutto nella continuità, mantenendo gli alti standard qualitativi che ci hanno sempre accompagnato e ora finalmente riconosciuti ufficialmente, assicurando sempre l’accessibilità dei dati per la ricerca. La sfida è quella di fare accrescere la consapevolezza dell’importanza dei dati meteorologici centenari nella comprensione dei fenomeni fisici, e dunque nell’affrontare le grandi sfide sui cambiamenti climatici, che come umanità tutta intera ci ritroviamo per ora a subire».
Per saperne di più:
- Consulta sul sito meteo.astropa.unipa.it i dati meteorologici raccolti in tempo reale
- Guarda il tour virtuale del Museo della Specola
Guarda il servizio video della Omm sul riconoscimento Centennial Observing Stations: