L’Inaf ha un nuovo presidente: l’astrofisico Marco Tavani, il “papà” del satellite Agile, nominato alla guida dell’Ente dal ministro Gaetano Manfredi – il decreto è di venerdì 9 ottobre – a meno di un mese dalla prematura e improvvisa scomparsa del professor Nichi D’Amico, venuto a mancare lo scorso 14 settembre.
«La chiamata della segreteria del Ministero dell’università e della ricerca è giunta inaspettata», dice Tavani a Media Inaf, «subito mi è stato passato il ministro Manfredi, che è stato molto gentile, ha avuto parole di grande apprezzamento per l’Inaf e per il lavoro svolto dall’Ente. Mi sono detto onoratissimo della nomina. E sì, mi sono certamente emozionato».
Sessantatré anni appena compiuti, Tavani è dirigente di ricerca (prima al Cnr poi all’Inaf) dal 1999, docente all’Università “Tor Vergata” di Roma e al Gran Sasso Science Institute, con un’esperienza decennale di ricerca e insegnamento negli Stati Uniti (Columbia University, University of California at Berkeley, Lawrence Livermore National Laboratory, Stanford University, Princeton University, Goddard Space Flight Center e Marshall Space Flight Center della Nasa). I suoi temi di ricerca principali sono l’astrofisica teorica e osservativa di sorgenti galattiche ed extragalattiche, l’origine dei raggi cosmici, i gamma-ray bursts, le teorie di accelerazione di particelle, le controparti di sorgenti di onde gravitazionali e neutrini, i lampi gamma terrestri e i fenomeni magnetosferici. Dal 1997 è principal investigator della missione spaziale dell’Asi Agile, un satellite scientifico per l’astrofisica delle alte energie interamente “made in Italy”, in orbita dal 23 aprile 2007 e tutt’ora operativo. È stato membro del CdA dell’Inaf dal 2015 al 2019 ed è Socio Corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei.
«L’Inaf è un’entità scientifica di primissimo piano», ricorda il neopresidente. «Se è così visibile e apprezzato nel panorama scientifico europeo e internazionale è perché i suoi astronomi sono sempre “sulla cresta dell’onda”. L’Inaf attuale è coinvolto in moltissimi settori dell’astronomia e dell’astrofisica da terra e dallo spazio, dalle onde radio ai raggi gamma di alta energia, passando ovviamente attraverso telescopi ottici sempre più all’avanguardia per i quali l’Italia dà contributi fondamentali».
«Si tratta quindi di consolidare ancor di più il cammino spesso complicato dei grandi progetti internazionali, di rafforzare le nostre strutture osservative e svilupparne di nuove, di sostenere maggiormente la ricerca di base e di favorire al massimo l’inserimento dei nostri giovani e le progressioni interne», spiega Tavani. «Le grandi sfide del futuro in astronomia e astrofisica si vinceranno con coesione, collaborazione e spirito di gruppo. I cieli non sono più abissalmente lontani dalle esigenze dell’uomo, e l’astrofisica moderna è sempre più inserita nella società. Le tecnologie impiegate, dai rivelatori di onde radio agli strumenti in satelliti spaziali permeano ormai la vita di noi tutti. Aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’astrofisica nella nostra società è quindi di enorme importanza. Porterà non solo consensi e maggiore supporto per la scienza italiana, ma fornirà soprattutto gli strumenti per i nostri premi Nobel di domani».
«Un sincero augurio di buon lavoro a Marco Tavani per il prestigioso incarico di presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica che è stato chiamato a ricoprire». Sono le parole del ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, di congratulazioni al neo presidente. «Oggi Tavani, con la presidenza dell’Inaf, divenuta da cinque anni la sua famiglia scientifica, eredita il prezioso lavoro svolto da Nicolò D’Amico, che ci ha lasciati improvvisamente il mese scorso. Sono certo – aggiunge Manfredi – che il suo profilo umano e professionale di ricercatore rigoroso, costantemente aperto al confronto con colleghi e studenti, saprà essere un’ottima guida per l’Inaf. L’Istituto potrà così continuare ad essere un’entità scientifica autorevole e apprezzata, a livello nazionale e internazionale, capace di cogliere e approfondire, con la qualità del lavoro di ricerca svolto, le nuove sfide dell’astronomia e dell’astrofisica».
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