Oltre un miliardo di euro. Che la missione Spica fosse assai più costosa sia d’una normale medium-size mission sia delle sue due concorrenti – EnVision e Theseus – lo si sapeva. Certo, essendo finanziata non da una bensì da due agenzie spaziali – l’europea Esa e la giapponese Jaxa – la quota a carico dell’Esa rientrava comunque nel limite massimo 550 milioni di euro previsto dalla call M5. Ma nelle ultime settimane qualcosa dev’essere cambiato: il 15 ottobre – dunque con un irrituale anticipo di molti mesi rispetto alla fine della selezione – l’Esa e la Jaxa hanno comunicato l’esclusione di Spica dalla terna di missioni candidate. Decisione preannunciata la settimana precedente al team scientifico di Spica con motivazioni di tipo economico.
«Sia l’Esa che l’Isas/Jaxa considerano questo sviluppo molto sfortunato, reso tuttavia inevitabile dai rigidi vincoli finanziari che entrambe le agenzie si trovano ad affrontare», spiega Günther Hasinger, direttore delle attività di scienza dell’Esa. «Purtroppo», gli fa eco il direttore generale dell’Isas/Jaxa, Hitoshi Kuninaka, «le grandi ambizioni della missione la rendono anche tecnologicamente impegnativa, con un costo corrispondentemente alto».
Un’esclusione anticipata e brusca, dunque, ma non proprio un fulmine a ciel sereno. Le avvisaglie che qualcosa non stesse andando secondo i piani erano nell’aria almeno dal mese di agosto, quando a seguito di una stima stando alla quale il costo a suo carico era 100 milioni di euro oltre il budget – si legge nell’appello condiviso in rete dal team di Spica – l’Esa aveva imposto una riduzione non negoziabile dello specchio primario di Spica da 2.5 a 1.8 metri. Il grande specchio criogenico, raffreddato attivamente a 6-8 kelvin, era da tempo il suo anello debole – tanto che già il limite dei 2.5 metri era stato posto in passato dagli ingegneri termici dell’Esa – ma anche, dal punto di vista scientifico e tecnologico, il fiore all’occhiello dell’intera missione (nessun telescopio spaziale ne ha mai avuto uno così freddo e così grande). Ciò nonostante, il team di Spica aveva finito per accettare anche la riduzione a 1.8 metri. Evidentemente non è bastato.
Unfortunately, the proposed joint @jaxa_en/@esa SPICA infrared observatory is no longer in contention for the ESA M5 competition slot due to cost considerations on both sides. Full statement below.https://t.co/MBIMEQa1YZ
— Mark McCaughrean (@markmccaughrean) October 15, 2020
«Mi sento di dire che l’intera comunità astronomica internazionale ha perso qualche giorno fa qualcosa di importante: l’Europa perderà il suo ruolo di primo piano nell’astronomia Fir [nel lontano infrarosso, ndr], che ha guadagnato sul campo con Herschel e Planck, senza poter concludere la sua partecipazione in Esa. E perdiamo tutti l’occasione di fare un lavoro ai vertici della scienza e della tecnologia, cosa che altri, si spera, faranno con maggiore successo», dice il responsabile italiano di Spica, Luigi Spinoglio dell’Inaf Iaps di Roma, in un messaggio inviato alla comunità scientifica.
Le obiezioni sollevate dal team scientifico di Spica riguarderebbero essenzialmente due aspetti: il non essere stati resi partecipi delle ragioni per cui si è valutato che i costi sarebbero aumentati – dunque l’opacità del processo decisionale, probabilmente inevitabile in considerazione della riservatezza richiesta quando sono coinvolti partner industriali – e, appunto, l’esclusione giunta anzitempo.
«Siamo tutti sorpresi per una gestione “politicamente scorretta” e fortemente amareggiati», scrive Spinoglio in una email ai colleghi dell’Inaf, invitandoli ad aderire all’appello condiviso in rete, «per una decisione vergognosa per la comunità con la quale ci escludono dalla competizione scientifica, pochi mesi prima che questa avvenisse, come la normale conclusione di un processo che dovrebbe essere serio e trasparente».
Per le altre due missioni candidate tutto procede come prima. La selezione va avanti e l’Esa dovrebbe annunciare la vincitrice entro metà del 2021.
Aggiornamento del 12/11/2020: il link all’appello in rete è stato modificato per indirizzare al nuovo documento, in quanto quello precedente non è più accessibile.