Quando guardiamo la Terra dall’alto, il suolo è costellato di puntini luminosi: sono le luci delle nostre città, dei nostri centri abitati, segno inequivocabile della presenza dell’umanità su questo pianeta. Tuttavia, come un vetro oscurato che permette di guardare in una sola direzione, dal basso le stesse luci ci impediscono di godere appieno di quelle che costellano il cielo notturno: le stelle, le nebulose, le galassie.
Quello dell’inquinamento luminoso, un tema tanto grave quanto sottovalutato, è un problema complesso che richiede uno sforzo concertato tra ricerca e politica per essere affrontato. Le amministrazioni, sia locali che nazionali, possono infatti stabilire norme e regolamenti che vadano a incidere sull’inquinamento luminoso, ma per farlo hanno bisogno dei dati che solo la ricerca scientifica può fornire.
Proprio in questa direzione si è mossa una recente ricerca effettuata nella città di Tucson, in Arizona, da un gruppo di ricercatori tedeschi, statunitensi e irlandesi. I ricercatori hanno sfruttato l’illuminazione smart city, una tecnologia che permette di regolare la potenza delle luci stradali, per quantificare quanta della luce visibile nelle immagini satellitari è dovuta alla sola illuminazione delle strade.
Per l’esperimento, l’amministrazione di Tucson ha concesso di variare – nell’arco di dieci notti – la luminosità di 14mila delle quasi 20mila lampadine che illuminano le sue strade e i ricercatori hanno potuto valutare di volta in volta quale fosse l’impatto sulle osservazioni satellitari.
In genere la maggior parte delle lampadine della città vengono accese al 90 per cento della loro potenza massima, e verso la mezzanotte vengono ridotte al 60 per cento. Durante l’esperimento, la luminosità è stata ridotta fino al 30 per cento in alcune notti e aumentata fino al 100 per cento in altre. In ogni notte, il team ha acquisito le immagini di Suomi Npp (Suomi National Polar-orbiting Partnership), il satellite made in Usa famoso per le sue mappe delle luci notturne.
Il risultato è sorprendente: solo il 20 per cento della luce visibile da Suomi Npp proviene dalle strade, mentre il restante 80 per cento è legato ad altre sorgenti, come vetrine dei negozi, stadi e strutture sportive.
La ricerca non si è limitata a questo: in un secondo studio, svolto contemporaneamente alle osservazioni di Suomi Npp, i ricercatori hanno misurato la luminosità del cielo di Tucson da Terra. Anche la luminosità del cielo sembra essere influenzata solo in parte dalle luci stradali. «Questi studi», dice John Barentine, primo autore della ricerca, «mostrano che in una città con illuminazione stradale ben progettata la maggior parte delle emissioni luminose e dell’inquinamento luminoso proviene da altre sorgenti».
Secondo gli autori, la variazione di potenza delle luci stradali è appena percepibile dalle persone che vi camminano, perché gli occhi umani si adattano rapidamente ai diversi livelli di luminosità, e non ci sono prove che ridurre la luminosità riduca la sicurezza pubblica. Tuttavia, i risultati mostrano che le autorità locali e nazionali devono pensare più in grande per risolvere il problema dell’inquinamento luminoso e non guardare alle sole luci che illuminano le strade.
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo pubblicato su Lighting Research & Technology “Direct measurement of the contribution of street lighting to satellite observations of nighttime light emissions from urban areas”, di C.M. Kyba, A. Ruby, H.U. Kuechly, B. Kinzey, N. Miller, J. Sanders, J. Barentine, R. Kleinodt, B. Espey
- Leggi l’articolo pubblicato sul Journal of Quantitative Spectroscopy and Radiative Transfer “Recovering the city street lighting fraction from skyglow measurements in a large-scale municipal dimming experiment”, di J.C. Barentine, F. Kundracik, M. Kocifai, J.C. Sanders, G.A. Equerdo, A.M. Dalton, B. Foott, A. Grauer, S. Tucker e C.C.M. Kyba