Dopo un luglio marziano, anche dicembre si annuncia un mese spaziale. L’estate scorsa, nell’arco di undici giorni appena, abbiamo assistito alle partenze di ben tre missioni dirette verso Marte: il 19 luglio Al Amal degli Emirati Arabi, il 23 luglio la cinese Tianwen-1 e il 30 luglio Perseverance della Nasa. In questi giorni ci attende una sequenza altrettanto serrata, ma questa volta il tabellone sul quale tenere gli occhi puntati è quello degli arrivi. Oggi, sabato 5 dicembre, attorno alle 18:47 ora italiana, al termine di un viaggio durato oltre sei anni e più di cinque miliardi di km percorsi, è infatti previsto il rientro sulla Terra della capsula della missione giapponese Hayabusa2. Circa undici giorni più tardi dovrebbe rientrare un’altra missione targata Estremo Oriente, la cinese Chang’e-5. Entrambe con un carico preziosissimo: campioni di materiale extraterrestre.
Partiamo da Hayabusa2. Nel suo caso il tabellone degli arrivi è dettagliatissimo: dalla home page della missione è possibile seguire in tempo reale i parametri di avvicinamento, e in particolare i km che mancano all’atterraggio. Fanno impressione. Mentre stiamo scrivendo sono già meno dei circa 380mila km che ci separano dalla Luna, e scendono vorticosamente. La capsula si sgancerà dalla sonda alle 6:30 di mattina. E mentre quest’ultima, senza concedersi nemmeno una sosta, continuerà la sua corsa dirigendosi di nuovo verso lo spazio profondo – ha il serbatoio dello xeno ancora mezzo pieno, dunque può permetterselo – per raggiungere un nuovo obiettivo (l’asteroide 1998 KY26), la capsula inizierà come una meteora la sua discesa verso la Terra. Il paracadute è programmato per aprirsi a rallentarne la corsa a 11 km dal suolo, verso le 18:31 ora italiana. Un quarto d’ora più tardi, fra le 18:47 e le 18:57, il touchdown nella Woomera Prohibited Area, una sorta di “Area 51” australiana.
Quale luogo migliore per recapitare materiale alieno? Nel caso specifico, campioni del suolo dell’asteroide Ryugu, raccolti in due riprese, con discese al cardiopalmo, nel corso del 2019. Un pacco-sorpresa, quello che consegnerà Hayabusa2: solo all’apertura del contenitore gli scienziati scopriranno quanto materiale c’è. Insomma, una missione in grado come poche di tenere fino all’ultimo viva la suspense. E tutto questo accadrà oggi, sabato 5 dicembre.
Nel frattempo, lassù a 380mila km dalla Terra, la missione cinese Chang’e-5 starà inseguendo il suo storico rendezvous: un docking robotico in orbita lunare, a 1.6 km/s, fra il modulo di ascesa e il modulo di servizio orbitante. Ma andiamo con ordine. Avevamo lasciato Chang’e-5 il 23 novembre scorso mentre si alzava in volo verso la Luna. Da allora sono accadute parecchie cose. La sonda è giunta a destinazione con successo martedì scorso, scodellando il lander come previsto nella piana dell’Oceanus Procellarum, il mare più esteso del nostro satellite naturale. E il lander non ha perso tempo: appena toccato il suolo ha dispiegato i pannelli solari, rizzato le antenne, sfoderato il suo armamentario – fotocamera, spettrometro, radar, paletta e trapano – e s’è messo all’opera. Studiando l’ambiente circostante e, soprattutto, trapanando e raccogliendo 2 kg di terreno.
Completato il carico, ha piantato la bandiera rossa a cinque stelle della Repubblica Popolare e via, puntuale come un orologio, alle 16:10 ora italiana di giovedì si è rimesso in marcia sulla strada del rientro. Che, nel suo caso, ha significato compiere una manovra di decollo dal suolo lunare – operazione che era stata effettuata l’ultima volta nella storia oltre quarant’anni fa, nel 1976, dalla sonda sovietica Luna 24.
Ordine spedito, ora è in transito. Tracciare il pacco non è immediato come per quello di Hayabusa2, ma se tutto va secondo i piani, come dicevamo, la consegna dovrebbe avvenire attorno al 16 dicembre.
Aggiornamento: la capsula di Hayabusa2 è stata recuperata. Guarda il servizio video su MediaInaf Tv: