“Playing with Chain Reaction during Pandemic”: questo il titolo dell’articolo che lo scorso 18 dicembre ha vinto il premio Best Paper FabLearn Italy 2020, un programma internazionale che attraverso lezioni, tavole rotonde, presentazioni di lavori scientifici e poster discute su vari temi legati all’apprendimento hands-on e all’innovazione degli spazi per gli ambienti di apprendimento. L’incontro di quest’anno ha avuto per tema “La scuola che affronta l’emergenza Covid-19: prospettive e risposte dal making, il coding, la robotica e gli ambienti di apprendimento” e ha visto ricercatori, insegnanti, educatori e professionisti confrontarsi sul making e la robotica educativa nell’educazione formale, non formale e informale.
Gli autori del paper vincitore della seconda edizione italiana sono Sara Ricciardi e Fabrizio Villa dell’Inaf di Bologna, Stefano Rini (insegnante di scuola primaria e membro dell’équipe formativa territoriale Emilia-Romagna), Valentina Ferrante e Luigi Anzivino dell’ Exploratorium – museo di San Francisco, in California, dove il pubblico apprende come esplorare il mondo attraverso, appunto, l’apprendimento esperienziale.
I paper in gara erano quaranta, tutti di alta qualità. Quello vincitore presenta un’attività centrata sul tinkering: la costruzione di reazioni a catena cooperative, costruite a distanza adattando e riprogettando le attività in situazione di pandemia.
«Quello che mi ha colpita molto favorevolmente è stata l’analisi molto accurata del contesto socio-economico e culturale all’interno del quale sono state sviluppate le attività», ha detto durante la premiazione Margherita Di Stasio di Indire, chair della commissione. «Un’attenzione per quella che si chiama pedagogia della cura e che in questa fase è stata praticata nel sostenere le scuole, i ragazzi e i genitori. Ecco, questo è stato molto apprezzato in commissione».
«Il paper incarna, in questa particolare attività online, le due anime delle conferenze FabLearn», spiega Sara Ricciardi dell’Inaf di Bologna, prima autrice dell’articolo. «Da una parte la prospettiva costruzionista di Seymour Papert, ovvero l’idea che i bambini imparino in modo più efficace quando costruiscono artefatti e cooperando tra pari, e poi le idee democratiche di Paulo Freire, che sostiene un’istruzione profondamente rispettosa e consapevole della cultura e delle esperienze vissute dei bambini. Per noi, come astrofisici, queste pratiche sono ancora più importanti perché sosteniamo che la nostra comunità di ricerca conosce proprio attraverso la costruzione e la messa in opera di giganteschi e meravigliosi artefatti cognitivi, come un satellite per l’astrofisica o un maestoso telescopio».
«Il tinkering è un modo potente per raccontare il nostro ambiente, perché i processi di scoperta, apprendimento, coinvolgimento tipici del tinkering li troviamo anche nel nostro lavoro», aggiunge Fabrizio Villa. «Nella mia attività di ricercatore sperimentale ci sono molti punti in comune con quello che vedo quando facilito attività di tinkering con i ragazzi. L’approccio alla scoperta, alla soluzione di problemi, al guardare cosa fanno i compagni – sono tipici dell’ambiente di ricerca. Ovvio che questo funziona in classe, in presenza, ma durante il lockdown – grazie a un’idea del Tinkering Studio dell’Exploratorium di San Francisco, nostro partner nel paper – abbiamo potuto constatare che ogni studente a casa ha potuto lavorare per un progetto condiviso più grande, proprio come sta succedendo all’ambiente di ricerca in questo periodo. Per l’Inaf è perciò fondamentale far crescere una comunità di tinkerer proprio per stimolare, diffondere e non ultimo insegnare un modo di apprendere tipico della ricerca scientifica».
La premiazione è arrivata del tutto inaspettata. «Sinceramente ero abbastanza incredula», dice Ricciardi. «Ce lo hanno comunicato la mattina della premiazione ed è stato veramente un fulmine a ciel sereno, perché per il nostro background ci sentiamo sempre un po’ “infiltrati” nelle conferenze di ricerca educativa. Questa forse è la cosa più bella, perché ci farà credere ancora di più nel nostro lavoro in questo campo».
Per saperne di più:
Correzione del 21.12.2020: il nome dell’iniziativa è FabLearn, non FabLab come scritto inizialmente