Si chiama Giulio Cobianchi il fotografo che ha realizzato questo “scatto” mozzafiato pubblicato ieri dalla Nasa come Apod – l’Astronomy Picture of the Day – con il titolo “Arches Across an Arctic Sky”. Nell’immagine possiamo infatti ammirare due archi giganti che attraversano il cielo artico. A sinistra è facile riconoscere la Via Lattea, sotto il cui l’arco stellato è possibile vedere Marte (il puntino arancione) e la galassia Andromeda. A destra è impossibile non essere attratti dall’arco verdastro prodotto dall’aurora boreale, al di sopra del quale splendono le stelle che formano il Grande Carro.
L’immagine è una composizione digitale formata da 18 scatti acquisiti a metà dicembre 2020 in Norvegia, dove Cobianchi vive con la moglie. Classe 1984, nato vicino alle Dolomiti, oggi Cobianchi organizza viaggi e workshop fotografici in giro per il mondo, principalmente in Scandinavia e sulle Dolomiti. Insegna anche fotografia online via Skype, e sono più di 84mila le persone che lo seguono su Instagram. Ci racconta di aver «scattato questa foto alle Isole Lofoten, dove attualmente vivo. Mi sono trasferito qui con la mia famiglia dopo esserci stato in viaggio per due volte. Ci siamo innamorati della natura, dei paesaggi e della tranquillità del posto. Prima avevamo una vita molto frenetica, ed era diventato piuttosto difficile mantenere quei ritmi e allo stesso tempo godersi la famiglia. Così decidemmo di trasferirci. Ora posso svolgere al meglio il mio lavoro e allo stesso tempo lasciarmi trasportare ed ispirare dalla natura selvaggia».
Perché ha deciso di immortalare proprio questa scena?
«Sono un fotografo di paesaggio con un debole per i paesaggi notturni, specialmente quando oltre alle magie del cielo stellato le foto raccontano un’avventura. Questa foto si avvicina molto al mio sogno fotografico. Quella notte sono stato fortunato perché è comparsa una debole aurora al momento giusto, quando l’arco della nostra galassia era ben centrato con la capanna sottostante. Se l’aurora fosse stata più potente non sarei stato più in grado di catturare la Via Lattea, sarebbe scomparsa tra il verde nel cielo. Oltre a un’accurata pianificazione, ci vuole sempre un po’ di fortuna, soprattutto quando si scatta nel circolo polare artico».
Che cos’è un “fotografo di paesaggi e di avventura”, come scrive sul suo sito?
«La mia passione per “vivere” la natura mi porta a passare molte notti da solo, in tenda in mezzo alle montagne. Non c’è modo migliore per sentirsi in perfetta simbiosi con essa. Per questo mi definisco un fotografo di avventura: mi piace immortalare quelle scene, soprattutto di notte, in modo che quando le persone guarderanno la foto devono sentire il concetto di avventura, del sogno che ho vissuto, della potenza della natura, della fatica spesa per raggiungere quel posto e la sensazione di libertà che provo io in quel momento mentre alzo gli occhi e guardo l’universo».
E come è arrivato all’astrofotografia? Passione di sempre o scoperta recente?
«Da quanto ho iniziato a fotografare, nel 2012, i cieli notturni mi hanno affascinato sempre più di quelli diurni. Negli ultimi anni la passione per il cielo stellato è aumentata, e questo mi porta a viaggiare in posti con cieli sempre più scuri, dove posso osservare e fotografare al meglio stelle e aurora».
Informazioni tecniche sullo scatto?
«È una panoramica 360 gradi composta da più scatti. A essere sincero mentre scattavo ho fatto davvero fatica a restare concentrato, non riuscivo staccare gli occhi dal cielo. Avevo alla mia destra l’aurora e alla mia sinistra la nostra galassia, è stata un’emozione incredibile, una delle migliori notte sotto alle stelle che abbia mai vissuto. Ho scattato il cielo senza l’utilizzo di un astro inseguitore, sono 12 secondi di esposizione a 8000 iso, 24mm di focale e diaframma aperto a f 2.8, mentre per il fondo ho abbassato gli iso per avere meno rumore e ho chiuso un po’ il diaframmare avere più profondità di campo – 90 secondi, 3200 iso, 24mm, f5».
Che attrezzatura aveva con sé?
«Questo posto non si trova lontano dal parcheggio, quindi avevo con me più o meno tutto. Ho realizzato questa foto con la Nikon D850, il Sigma art 14-24 f2,8 e ho utilizzato una testa panoramica a 3 assi».
Qualche segreto sul lavoro di post-produzione?
«Ho utilizzato Ptgui per fondere i vari scatti e Photoshop per la post-produzione. La mia post-produzione non è mai troppo aggressiva e il risultato finale non si differenzia mai troppo dai file acquisiti dalla reflex. In questa foto ho migliorato il contrasto tramite l’utilizzo di maschere di luminosità e successivamente ho equilibrato toni e colori».
È la prima volta che la Nasa pubblica uno suo scatto su Apod? Come è stato contattato?
«È la mia prima pubblicazione su Apod. Visto il successo che questo scatto ha ottenuto sulle mie piattaforme e le varie ricondivisioni da pagine molto conosciute, ho mandato la foto al Nasa Apod e dopo qualche giorno mi hanno ricontattato, chiedendo la possibilità di pubblicarla sul loro sito come miglior foto del giorno. È stato un grande onore per me, data la presenza di moltissimi scatti di bravissimi fotografi di tutto il mondo, che sia stata scelta proprio la mia».