Gli addetti ai lavori li chiamano getti blu, blue jets in inglese: sono scariche elettriche simili a fulmini, di breve durata – solitamente frazioni di secondo – dalla tipica forma conica e dal caratteristico colore blu brillante, che si propagano in direzione opposta a un classico fulmine fino a raggiungere i 50 km di altezza nell’alta atmosfera. La loro origine non è del tutto chiara, ma si pensa che si formino dallo scontro di cariche elettriche positive nelle regioni superiori di nubi temporalesche della stratosfera con le cariche elettriche negative presenti al confine della nube e nell’atmosfera subito sopra.
Osservare questi bizzarri quanto affascinanti fenomeni blu dalla Terra è difficile. C’è però un posto che offre la prospettiva giusta per avvistarli e studiarli: a 400 km sopra le nostre teste, lì dove orbita la Stazione spaziale internazionale, che proprio ieri dalle 17.53 alle 18:00 circa è stata visibile da tutta Italia. Sul modulo Columbus della stazione orbitante si trova l’Atmosphere-Space Interactions Monitor (Asim), un osservatorio europeo che con il suo set di strumenti – telecamere ottiche, fotometri, un rilevatore per raggi X e gamma – dà la caccia a questi fenomeni atmosferici per cercare di svelarne in dettaglio la natura.
Un studio pubblicato questa settimana su Nature, condotto da un team di ricercatori guidati da Torsten Neubert del Centro spaziale nazionale danese Dtu Space, riporta le osservazioni, compiute proprio grazie alla suite di strumenti dell’osservatorio Asim, di cinque intensi lampi di luce blu di circa dieci microsecondi ciascuno, e di uno spettacolare getto blu in una nube stratosferica vicino all’isola di Naru, nell’Oceano Pacifico, generato da uno dei cinque fulmini avvistati.
Lo studio riporta inoltre la rilevazione dei cosidetti Elves, che in italiano sta per ‘elfi’, ma che in questo contesto è l’acronimo di Emission of Light and Very low-frequency perturbations due to Electromagnetic Pulse Sources, ovvero bagliori dalla caratteristica forma ad anello che si sviluppano nella sovrastante ionosfera, probabilmente per effetto dell’eccitazione delle molecole d’azoto da parte dei getti.
I risultati ottenuti grazie a queste osservazioni forniscono indizi su come questi rari fenomeni – che si pensa influenzino anche la concentrazione dei gas serra nell’atmosfera – si generano nelle celle stratosferiche, sottolineando quanto sia importante scoprire esattamente cosa sta succedendo sopra le nostre teste.
Per saperne di più:
- Leggi su Nature l’articolo “Observation of the onset of a blue jet into the stratosphere” di Torsten Neubert et al.
Guarda il video sugli “elfi” sul canale YouTube dell’Esa: