È del 13 dicembre 2020 la ventimillesima immagine scattata dalla telecamera Cassis montata sulla sonda Tgo (Trace Gas Orbiter) del programma Exomars, la missione congiunta dell’Esa l’Agenzia spaziale europea, e di Roscosmos, l’omologa agenzia russa, alla scoperta di Marte.
Tgo è la stessa sonda che ha sganciato il lander Schiaparelli, quello che si è rovinosamente schiantato e disintegrato sulla superficie di Marte nel 2016. L’orbiter ha però continuato il suo lavoro stabilizzandosi a 400 km di quota intorno al Pianeta rosso, sorvolandolo ogni due ore e cominciando, dal 15 aprile 2018, a scattare immagini senza soluzione di continuità fino ad arrivare al ragguardevole numero di 20mila.
Questo traguardo viene oggi celebrato con la pubblicazione sul sito dell’Esa dell’immagine di un dorsum, termine usato per descrivere le tipiche creste montuose – lunghe anche centinaia di chilometri – di una quindicina di corpi celesti del sistema solare come satelliti, asteroidi e pianeti, tra i quali anche Marte.
Il dorsum fotografato da Cassis è il dettaglio di un sistema di creste (wrinkle ridges, creste corrugate, in inglese) di origine vulcanica chiamato Solis Dorsum che si trova nell’altipiano di Tharsis, non lontano dal celebre Olympus Mons, il più grande vulcano (spento) attualmente conosciuto nel Sistema solare.
Queste deformazioni, tipiche della crosta marziana, sono il risultato del raffreddamento della crosta e del mantello superiore in seguito ad una iniziale fase vulcanica. Si tratta – esattamente come nel caso della Luna – di lave basaltiche che, inizialmente bollenti, si sono raffreddate e corrugate, sia per la contrazione della materia dovuta al freddo, sia per il peso stesso della crosta.
Proprio a causa di questo antico e marcato raffreddamento delle sue parti superficiali, Marte, pur avendo movimenti e rumori sismici al suo interno, non possiede una tettonica a placche come il nostro pianeta e dunque non ha alcun vulcano attivo da cui possa fuoriuscire della lava.
Lo studio di queste creste potrà portare ad una migliore comprensione delle dinamiche geologiche marziane, anche in vista di future missioni umane.