Solo pochi giorni fa vi abbiamo dato notizia della scoperta di Gliese 486 b, la super-Terra in orbita attorno Gliese 486, una nana rossa situata in direzione della costellazione della Vergine, a 26 anni luce da noi. Ora una ricerca pubblicata su The Astronomical Journal, condotta sotto la guida della Colorado University di Boulder (Usa), riporta la possibile scoperta di un nuovo gigantesco e rovente pianeta, anch’esso relativamente vicino, in orbita attorno a Vega, una stella usata da sempre dagli astronomi come riferimento per misurare la luminosità degli altri astri.
Situata a 25 anni luce dalla Terra – dunque abbastanza vicina, astronomicamente parlando – e con una massa doppia rispetto a quella del Sole, Vega è l’astro più brillante della costellazione della Lira e la quinta più brillante del cielo, il che la rende un ottimo candidato per la ricerca scientifica.
«È abbastanza luminosa da poter essere osservata al crepuscolo, quando altre stelle sbiadiscono alla luce solare», dice Samuel Quinn, astronomo all’Harvard and Smithsonian Center for Astrophysics (Cfa) e co-autore dello studio.
Nonostante la sua vicinanza e la sua luminosità, la ricerca di esopianeti attorno a Vega non è facile. Il motivo è la rapida rotazione della stella attorno al proprio asse: una volta ogni 16 ore (per confronto, il Sole compie un giro ogni 27 giorni). Una velocità che, spiegano i ricercatori, rende difficile raccogliere dati precisi sul suo movimento e, per estensione, sui pianeti che potrebbero orbitarla.
Tuttavia, attingendo ai dati delle velocità radiali – uno dei metodi per individuare esopianeti – raccolti in dieci anni osservazioni dal Fred Lawrence Whipple Observatory (Flwo), in Arizona, il team di ricercatori guidato da Spencer Hurt, ricercatore alla Colorado University di Boulder, è riuscito a scorgere un segnale interessante: una leggera oscillazione nella posizione di Vega rivelatrice di quello che, se confermato, sarebbe il primo pianeta scoperto attorno alla stella.
Secondo i ricercatori, si tratterebbe di un esopianeta che orbita così vicino a Vega che, per completare una rivoluzione, impiegherebbe meno di due giorni e mezzo. Quanto alla sua temperatura superficiale media, il valore ipotizzato si aggira intorno ai tremila gradi Celsius, il che lo renderebbe il secondo mondo più caldo conosciuto. «Dovrebbe avere almeno le dimensioni di Nettuno, potenzialmente quelle di Giove. E dovrebbe trovarsi più vicino a Vega di quanto Mercurio sia al Sole», osserva Hurt. Dunque un “Nettuno caldo“, o forse un “Giove caldo“, spiegano i ricercatori. Un mondo simile a Kelt-9b (l’esopianeta più caldo a oggi conosciuto), rigonfio e rovente, dove persino il ferro potrebbe sciogliersi in gas nella sua atmosfera.
Ma il candidato esopianeta potrebbe non essere l’unico in orbita attorno a Vega. «Questo è un sistema enorme, molto più grande del Sistema solare, all’interno del quale potrebbero esserci altri pianeti», dice Hurt. «È solo questione di sapere se possiamo rilevarli». Come detto, al momento si tratta solo di un possibile candidato, la cui scoperta deve ancora essere confermata. Il modo più immediato per farlo, concludono i ricercatori, è quello di “scansionare” direttamente il sistema stellare per cercare la luce emessa dal caldo e luminoso pianeta.
Per saperne di più:
- Leggi su The Astronomical Journal l’articolo “A Decade of Radial-velocity Monitoring of Vega and New Limits on the Presence of Planets” di Spencer A. Hurt, Samuel N. Quinn, David W. Latham, Andrew Vanderburg, Gilbert A. Esquerdo, Michael L. Calkins, Perry Berlind, Ruth Angus, Christian A. Latham e George Zhou