È stato lanciato ieri dalla Russia, a bordo di un razzo Soyuz, un nanosatellite della famiglia CubeSat che aiuterà i ricercatori a tenere sott’occhio i lampi di raggi gamma (Grb, dall’inglese gamma ray burst): le esplosioni più energetiche e violente dell’Universo dopo il big bang. GrbAlpha – questo il suo nome – è stato sviluppato e prodotto da un team di ricerca internazionale composto dal Konkoly Observatory, l’Hiroshima University, l’Eötvös University, la Nagoya University, la Masaryk University e dalle società di tecnologia spaziale Spacemanic e Needronix.
Dieci centimetri per lato (dunque una singola unità modulare standard di CubeSat, o 1U), GrbAlpha è solo il primo di una piccola costellazione di otto nanosatelliti che verranno inviati nello spazio nell’ambito della missione Camelot (CubeSats Applied for Measuring and Localising Transients), ideata per il monitoraggio dei Grb in tutto il cielo. Alcuni lampi di raggi gamma si generano quando coppie di stelle di neutroni si fondono in galassie lontane: da questo evento estremamente violento può formarsi un buco nero o una nuova stella di neutroni supermassiccia. I Grb prodotti da questi eventi, nel brevissimo tempo della loro durata, raggiungono luminosità pari a dieci milioni di volte quella dell’intera Via Lattea.
L’obiettivo della missione Camelot è dimostrare la fattibilità della localizzazione dei Grb basata sul tempo utilizzando il principio della triangolazione. I diversi tempi di arrivo dei fotoni di raggi gamma sulla flotta di nanosatelliti permetteranno di determinare la posizione della sorgente delle esplosioni con una precisione di circa dieci minuti d’arco.