“Al lupo, al lupo!” gridava il pastore burlone di Esopo, fingendo una minaccia che non arrivava mai. Qualcosa di simile è accaduto negli anni passati con il periodico susseguirsi di notizie di possibili impatti con l’asteroide 99942 Apophis. Con gli scienziati ogni volta al lavoro per riuscire a stabilire se e quanto esso costituisse effettivamente un pericolo per il nostro pianeta. Ma anche questa volta – la terza in questo secolo – il lupo non arriva, e Apophis viene rimosso dalla lista di oggetti pericolosi (risk list) dell’Esa.
La storia dei possibili incontri fra Apophis e la Terra – spesso spacciati come più o meno allarmanti – comincia nel 2004, quando l’asteroide viene avvistato per la prima volta. Il piccolo corpo – 350 m il suo lato più lungo, circa 4 campi da calcio – avrebbe potuto costituire una minaccia nel 2029 e nel 2036. Entrambi gli appuntamenti furono poi derubricati, grazie a osservazioni via vi più precise, a tranquilli flyby. Per un eventuale impatto fra il near Earth object (Neo) e il nostro pianeta restava aperta – nel secolo corrente – un’ultima possibilità: il 2068. Le nuove osservazioni ottiche e radar condotte a inizio marzo dal Green Bank Observatory e dal Goldstone Deep Space Communications Complex della Nasa hanno fornito abbastanza dati sull’orbita dell’asteroide da poter escludere con certezza anche quest’evenienza: non ci sarà alcun impatto fra Apophis e la Terra per almeno cent’anni.
A rendere possibili queste ultime osservazioni è stato il passaggio di Apophis, avvenuto il 6 marzo scorso, a una distanza di circa 17 milioni di km dalla Terra – 44 volte la distanza della Luna. Anche se l’asteroide era ancora ragionevolmente lontano, gli astronomi hanno potuto misurare con precisione la sua distanza e perfezionare il calcolo della sua orbita prima del suo prossimo passaggio ravvicinato atteso, appunto, per il 2029 – quando la distanza dal nostro pianeta sarà inferiore a 35mila km.
La ragione per cui – come nella celebre fiaba di Esopo – a ventilate minacce si susseguono per fortuna altrettante smentite è che l’orbita di un asteroide – così come quella di tutti i piccoli corpi vaganti nello spazio interplanetario – è difficile da determinare con grande anticipo in modo accurato, poiché facilmente soggetta a mutazioni indotte dall’influenza di altri corpi vicini. Quando gli asteroidi passano nei paraggi di oggetti massicci subiscono l’azione del loro campo gravitazionale, che ne altera il percorso amplificando l’incertezza nella determinazione della traiettoria.
In questo scenario, comunque, Apophis è stato un caso speciale, rimanendo ostinatamente nella risk list per quasi 17 anni. La preoccupazione innescata dalle grandi dimensioni del corpo, sottolineano gli scienziati, è stata anche un forte incentivo nello sviluppo della predizione dell’orbita di oggetti di questo tipo, in un’epoca – quella in cui è stato scoperto l’asteroide – in cui le attività di difesa planetaria erano ancora agli inizi.
«Grazie alle recenti osservazioni ottiche e osservazioni radar, l’incertezza nell’orbita di Apophis – proiettata al prossimo passaggio ravvicinato del 2029 – è crollata da centinaia di chilometri a una manciata di chilometri», spiega Davide Farnocchia, matematico italiano (con laurea e dottorato a Pisa) esperto di calcoli orbitali, oggi al Center for Near Earth Object Studies (Cneos) della Nasa. Una precisione sufficiente a consentire di sviluppare modelli di previsione accurati riguardo le deviazioni, e mettere così la parola fine a questo tormentato capitolo.
Guarda sul canale YouTube del Jpl della Nasa la simulazione del flyby di Apophis nel 2029: