“È una faccenda difficile mettere il nome ai gatti”, scriveva T. S. Eliot nella prima poesia della raccolta Il libro dei gatti tuttofare, che molti anni dopo avrebbe ispirato il celebre musical Cats. Ebbene, mettere il nome a una missione spaziale è faccenda altrettanto complessa. Dagli acronimi, spesso impronunciabili, a personaggi mitologici e omaggi a scienziati del passato, in sessanta anni e oltre di esplorazione le agenzie spaziali le hanno provate un po’ tutte, e la scelta di un nome che rappresenti sia gli obiettivi del progetto che la comunità scientifica che l’ha concepito e, perché no, abbia magari anche un certo appeal sul grande pubblico è diventata un esercizio collettivo non da poco.
E così, per la nuova missione di space weather attualmente in fase di sviluppo, l’Agenzia spaziale europea (Esa) ha deciso di rivolgersi al pubblico lanciando il concorso “The No-Name Mission” – la missione senza nome.
In realtà, per anni gli addetti ai lavori hanno usato il nome ‘Lagrange’ per parlare del concetto che sta dietro a questa missione. La posizione orbitale scelta per la navicella spaziale, infatti, è il quinto punto di Lagrange (L5), uno dei cinque punti stabili del sistema Terra-Sole, che segue il nostro pianeta lungo la sua orbita a circa 150 milioni di km di distanza.
Dal punto L5, Terra e Sole appaiono separati di circa 60º ed è quindi possibile vedere un’altra “faccia” del Sole rispetto a quella visibile dal pianeta: una configurazione molto conveniente per tenere d’occhio la nostra stella e individuare in tempo utile segni di attività solare – dalle macchie alle tempeste solari potenzialmente pericolose. Non si tratta infatti di una missione puramente scientifica ma di un progetto operativo per fornire dati in tempo reale al servizio meteorologico spaziale dell’Esa e ai suoi centri sparsi per l’Europa.
«Uno dei modi migliori per osservare l’attività solare in rapida evoluzione è posizionare un veicolo spaziale dedicato leggermente lontano dalla nostra linea diretta con il Sole, in modo che possa osservare il “lato” della nostra stella prima che ruoti nella nostra direzione di vista», spiega Juha-Pekka Luntama, responsabile della meteorologia spaziale presso il centro di controllo Esa a Darmstadt, in Germania.
Il concorso è aperto fino alle 12:00 (ora italiana) del 17 ottobre 2021. Le regole sono semplici: bisogna proporre un nome di massimo tre parole che rifletta gli obiettivi della missione, senza ripetere un nome in uso per missioni passate, presenti o future dell’Esa o di altre agenzie spaziali. Il nome proposto non può essere un nome proprio (ma nomi dalla mitologia classica vanno bene), infrangere copyright e marchi d’autore o contenere caratteri speciali, e deve essere scritto in una lingua europea.
La proposta vincitrice sarà annunciata in ottobre. Oltre all’onore di dare il proprio nome alla missione, il premio consiste in un voucher per lo Space shop dell’Esa. Possono partecipare cittadini di stati membri dell’Esa (inclusi membri associati o paesi che hanno accordi di cooperazione con l’Esa), di stati membri dell’Unione Europea, dell’Argentina, dell’Australia e di paesi partner della Stazione spaziale internazionale.
Per saperne di più:
- Leggi le regole del concorso sul sito dell’Esa (in inglese)
- Leggi gli obiettivi della missione attualmente senza nome (in inglese)
- Partecipa al concorso “The No-Name Mission” attraverso questo formulario (in inglese)
Guarda il video dell’Esa (in inglese):