LUNEDÌ 12 LUGLIO, ORE 21:30, A SAN LAZZARO DI SAVENA (BO)

SoniCosmos, sinfonia per ventimila galassie sole

L’idea è nata dall’incontro fra un astronomo con la passione per la musica e tre artisti del suono con la passione per la scienza. Il primo ha messo a disposizione i dati di migliaia di galassie. I secondi – con competenze che spaziano dall’acustica alla composizione, dall’informatica all’elettronica – li hanno “sonificati”. Sarà possibile ascoltare il risultato nela conferenza-spettacolo che si terrà questa sera a San Lazzaro, in provincia di Bologna

     12/07/2021

La locandina dell’evento

Il processo è noto come sonificazione: tradurre in suoni segnali ­– o più in generale dati – che suoni non sono. Viene usato da tempo in molti ambiti scientifici, astronomia in testa. E l’ultimo esempio andrà in scena questa sera – lunedì 12 luglio – alle 21:30 a San Lazzaro di Savena, vicino a Bologna, con la conferenza-spettacolo “SoniCosmos – Un viaggio nel Cosmo narrato dal suono”. Protagoniste principali saranno le galassie. In particolare, le ventimila galassie osservate e misurate con il Very Large Telescope dell’Eso dalla collaborazione zCosmos.

Com’è nata l’idea? «Un giorno mi dissi che mi sarebbe piaciuto trattare di stelle tramite la musica», ricorda la musicista e compositrice Claudia Ferretti, «così contattai una cara amica dei tempi del liceo, l’astrofisica Laura Schreiber, e mi fece conoscere Sandro Bardelli. Allora vidi la prima matrice di dati astrofisici e capii che con un buon team sarebbe potuto nascere qualcosa di veramente artistico e scientifico insieme. Una matrice, stessa visione».

La squadra era pronta: artisti, scienziati e informatici pronti a tradurre l’universo in suono. Ed è la stessa squadra che ha curato lo spettacolo di questa sera: l’astronomo Sandro Bardelli dell’Inaf di Bologna e tre sounds artist bresciani – la stessa Ferretti, Giorgio Presti e Maurizio Rinaldi.

Ma come è avvenuta, concretamente, la trasposizione in prodotto artistico delle osservazioni astrofisiche? «Abbiamo collegato la massa di ogni galassia alla frequenza fondamentale di ogni evento sonoro prodotto: galassie con più stelle produrranno un suono più grave, come fossero animali enormi, mentre galassie più piccine avranno un suono più acuto, come dei topolini del cosmo», spiega Presti. Questo è però solo il primo passo. Il processo di sonificazione è più complesso. «Si associa a ogni parametro del suono un aspetto diverso delle galassie in oggetto», continua Presti, «in modo che il suono rifletta le relazioni esistenti tra le galassie. In particolare, quella che abbiamo usato è una tecnica di sonificazione nota col nome di sonic plot, o parameter mapping. Questi collegamenti tra dati e parametri del suono sono arbitrari, ma affinché la sonificazione funzioni – sia artisticamente che scientificamente – vanno scelti con cura».

Dall’alto a sinistra, in senso orario: Giorgio Presti, Claudia Ferretti, Maurizio Rinaldi e Sandro Bardelli

Quali parametri, dunque? Della massa abbiamo già detto: è stata resa attraverso la frequenza. Note più basse per masse grandi, note più acute per masse piccole. Poi però ci sono molti altri dati che il software si occupa di estrarre e rendere acusticamente.

«Alla luminosità abbiamo associato l’intensità del suono, ovvero il volume. Al tasso di formazione stellare il decadimento del suono e il tasso di modulazione FM, ovvero durata e timbro del suono. E all’ascensione retta la posizione del suono nell’immagine stereo», elenca Rinaldi. «Il tutto si svolge sullo sfondo di un suono controllato dall’evoluzione delle tre medie dei parametri massa, luminosità e tasso di formazione stellare in relazione allo scorrere del lookback time».

Un vero e proprio concerto cosmico, dove melodia e ritmo sono dettati non tanto dal genio e dalle emozioni del compositore quanto dai dati raccolti dagli astronomi. La musica che si crea, però, non dipende solo dai dati. Non ci sono galassie intrinsecamente rock e altre intrinsecamente funky o jazz, per intenderci. «Se scegliamo di associare a un parametro da sonificare una scala pentatonica blues, otterremo un melodia blues. Se si tratta invece di una scala cromatica otterremo un’estetica atonale», spiega Rinaldi. «Noi abbiamo scelto di non avvalerci di scale discrete, ma continue: sia per restare più fedeli nella rappresentazione dei dati, sia per muoverci in un ambito contemporaneo, vicino alle esperienze della musica elettronica».

L’evento è gratuito, ma con un numero di posti limitato. È possibile prenotarsi su EventBrite. Si consiglia di portare una stuoia per sedersi. In caso di maltempo l’evento verrà annullato.