Il rover Curiosity della Nasa atterrò nel 2012 all’interno dell’enorme cratere Gale su Marte, formatosi a causa di un impatto circa 3.5 miliardi di anni fa. Il sito fu scelto perché l’acqua, all’epoca presente sul Pianeta rosso, avrebbe parzialmente riempito la cavità, lasciando tutta una serie di sedimenti prima d’inaridirsi.
In questi otto anni di attività nel cratere Gale, i risultati delle analisi di Curiosity hanno via via rappresentato una realtà sempre più complessa, dai primi annunci della presenza di un ambiente lacustre favorevole alla vita, alle testimonianze di profondi laghi e lunghi fiumi, alla sorpresa di un clima altalenante tra umido e secco.
Ora, un nuovo studio apparso sulla rivista Science Advances, compiuto da tre ricercatori del Dipartimento di scienze della Terra dell’Università di Hong Kong, in Cina, mette in dubbio che le rocce sedimentarie sulle quali da oltre 3mila giorni è concentrata l’attività del laboratorio semovente si siano formate a partire dai depositi di un lago: si tratterebbe, invece, di sabbia e limo precipitati dall’atmosfera e rielaborati dal vento.
Uno dei punti chiave di questo genere di ricerche è stimare quanto e come le rocce siano state modificate dagli agenti atmosferici nel tempo. Per risalire all’origine dei sedimenti, il gruppo di ricerca ha analizzato le concentrazioni di vari composti chimici che dovrebbero variare in funzione della diversa azione degli agenti atmosferici. Il risultato è che alcuni degli strati di roccia esaminati da Curiosity hanno interagito con l’acqua a un certo punto, ma è probabile che altri si siano formati al di fuori dell’acqua.
«Abbiamo trovato alcuni schemi chimici molto importanti nelle rocce, che non possono essere spiegati nel contesto di un ambiente lacustre», dice Joseph Michalski dell’Università di Hong Kong, uno degli autori. «Il punto chiave è che alcuni elementi chimici sono mobili, o facili da sciogliere in acqua, e alcuni elementi sono immobili, cioè rimangono nelle rocce. Se un elemento è mobile o immobile dipende non solo dal tipo di elemento ma anche dalle proprietà del solvente: acido, salino, ossidante, eccetera».
Secondo il nuovo studio, nella stratigrafia di circa 400 metri finora esplorata da Curiosity sembra che gli unici strati di origine sicuramente lacustre siano i pochi metri posti più in basso, appena l’uno per cento del complesso. Questo suggerisce, in definitiva, che l’antico lago marziano non fosse così profondo o esteso come si riteneva.
«C’era probabilmente un piccolo lago o, più probabilmente, una serie di piccoli laghi nel fondo del cratere Gale, ma si trattava comunque di stagni poco profondi», conclude Michalski.
Capire come si è evoluta l’atmosfera marziana e l’ambiente superficiale nel suo complesso è importante per la ricerca di possibili forme di vita elementari su Marte, ma anche per la comprensione di come il clima della Terra potrebbe essere cambiato durante la sua storia antica.
Per saperne di più:
- Su Science Advances “Intense subaerial weathering of eolian sediments in Gale crater, Mars”, di Jiacheng Liu, Joseph R. Michalski e Mei-Fu Zhou