Immaginate di trovarvi nella sala d’attesa di un medico di famiglia. Una scena abituale per molti. Eppure tra i pazienti che affollano questo ambiente, irritati peraltro dal ritardo del medico, c’è qualcosa di insolito. Se intorno a noi siedono l’ingegner Teide, la signora Arcetri, il signor Madras e pure la contessa Cerro della Silla – tutti nomi di osservatori astronomici o delle località che li ospitano – significa che ci troviamo in uno studio medico tutt’altro che ordinario. Siamo infatti in attesa del dottor Palomar che, proprio come il protagonista dell’omonimo romanzo di Italo Calvino a cui questo libro fa evidente omaggio, porta il nome di uno degli osservatori che hanno fatto la storia dell’astrofisica moderna, quello di Monte Palomar, in California.
Dell’archetipo calviniano, il personaggio principale del romanzo Una giornata stellare di Roberto Bragalone, apparso questa primavera dai tipi di Momo Edizioni, non condivide solo il nome ma anche lo spirito d’osservazione, quel vedere «i fatti minimi della vita in prospettiva cosmica». Il novello Palomar scruta ed esamina sia le proprie azioni che il mondo circostante con fare analitico, descrivendo con dovizia di dettagli tanto il volo della panna di un maritozzo in cui si imbatte sulla via dello studio quanto il duro e spesso sottovalutato lavoro di un calciatore a centrocampo menzionato dal nipote di un attempato paziente.
Se il romanzo di Calvino copre diverse stagioni, seguendo il Palomar originale dalle vacanze in città e poi ancora attraverso i ricordi di viaggio, il libro di Bragalone copre l’arco di una singola giornata. Non una giornata qualsiasi, s’intende: è il 21 giugno, data del solstizio d’estate e unico giorno dell’anno in cui la vita dello scrupoloso medico, solitamente scandita dalla semplicità più assoluta, si trasforma in una continua avventura, ricca di sorprese e colpi di scena che mettono in discussione le fondamenta stesse della sua (in apparenza tranquilla) esistenza. Sorprese e colpi di scena che inevitabilmente richiamano alla mente una moltitudine di eventi e corpi celesti.
È qui che entra in gioco la collaborazione con Angela Bongiorno, Marcella Di Criscienzo e Silvia Piranomonte, ricercatrici all’Istituto nazionale di astrofisica che insieme a Bragalone, di formazione fisico, avevano già lavorato allo spettacolo Dancing Universe, parte del portfolio teatrale dell’Inaf. A ogni capitolo del romanzo segue infatti una breve scheda – una o due pagine – curata dalle tre scienziate, che si occupano rispettivamente di buchi neri supermassicci al centro di galassie lontane, di evoluzione stellare e di radiazione ad alta energia proveniente dalle sorgenti di onde gravitazionali: una serie di pillole che raccontano di volta in volta un pezzo di universo suggerito dalle bizzarre vicende a cui si trova a partecipare o assistere il dottor Palomar nella sua “giornata stellare”.
In questo ‘manualetto di fatti celesti’ che accompagna la narrazione si può intravedere una struttura che in parte ricorda quella di Palomar, articolato com’era in sequenze di tre sezioni dedicate a esperienze visive, antropologiche e speculative, scandite rispettivamente da descrizioni, racconto e meditazioni. Si parte così dai fotoni, le particelle di luce che disegnano il cosmo e permettono agli astronomi di tesserne la storia, sia nei luoghi in cui le vediamo che in quelli dove sembrano assenti: i buchi neri, con i loro scontri titanici raccontati dalle onde gravitazionali e altri fenomeni decisamente esotici come la “spaghettificazione” della materia. Si procede poi con le stelle, i loro luoghi di formazione nelle galassie, i pianeti che le circondano e le possibili forme di vita che potrebbero popolarli. E si giunge, infine, all’inizio: il big bang, da cui ha avuto origine il tutto, e la radiazione di fondo che permea il cosmo e contiene la chiave di molti, se non tutti, i suoi segreti.
Una lettura leggera e piacevole per curiosi dell’universo – quello cosmico in cui viviamo e quello umano «che formiamo stando insieme», per dirla con Calvino.