Il 18 settembre scorso, la sonda InSight della Nasa ha tagliato il traguardo dei mille sols trascorsi sul Pianeta rosso. Una meta importante, resa ancor più memorabile con la registrazione da parte del Seismic Experiment for Interior Structure (Seis) – il sismografo che il braccio robotico della sonda ha depositato sulla superficie di Marte il 19 dicembre 2018 – di uno fra i “martemoti” più forti e duraturi che la missione abbia mai rilevato: un sisma di magnitudo di circa 4.2 che ha scosso il pianeta per quasi un’ora e mezza e che ha sprigionato una energia cinque volte maggiore del precedente detentore del record della missione, un sisma di magnitudo 3.7 rilevato nel 2019.
In grado di studiare la struttura interna di Marte attraverso la rilevazione dei rumori più deboli del pianeta, il sismografo ha effettuato la registrazione dopo il superamento di un momento difficile da parte del lander: il calo di potenza dovuto all’accumulo di polvere sui pannelli solari. Un accumulo avvenuto perdipiù nel momento in cui Marte si avvicinava all’afelio, il punto più lontano dal Sole.
Il team della missione è tuttavia riuscito a risolvere il problema adottando un approccio controintuitivo. Quale? Hanno usato il braccio robotico di InSight per far cadere della sabbia in prossimità di un pannello solare nella speranza che, mentre le raffiche di vento la spostavano sul pannello, i granuli avrebbero spazzato via parte della polvere. Il piano ha funzionato come previsto, permettendo alla sonda di mantenere livelli di potenza abbastanza stabili da consentire al cacciatore di terremoti di fare scienza.
Il “martemoto” del 18 settembre – ancora oggetto di studio, fanno sapere gli scienziati della missione – non è tuttavia l’unico sisma degno di nota registrato da InSight di recente: il 25 agosto 2021 il sismometro ha infatti rilevato due tremori altrettanto forti, con una magnitudo di 4.1 e 4.2. Quest’ultimo, verificandosi a circa 8500 chilometri da InSight, è anche il terremoto più lontano che il lander abbia mai rilevato finora.
Sebbene gli scienziati non abbiano ancora individuato l’epicentro e la direzione in cui hanno viaggiato le onde sismiche prodotte dall’evento più forte, sanno che il tremore si è verificato troppo lontano per aver avuto origine là dove InSight ha registrato quasi tutti i suoi precedenti grandi terremoti, una regione distante 1609 chilometri conosciuta con il nome di Cerberus Fossae. Una possibilità particolarmente intrigante, spiegano i ricercatori, è che abbia avuto origine nelle Valles Marineris, un sistema di canyon molto lunghi che segna l’equatore marziano. Il centro approssimativo di questo sistema è a 9700 chilometri da InSight.
Questo sisma è stato dominato da vibrazioni lente e a bassa frequenza, contrariamente all’evento di magnitudo 4.1, caratterizzato da vibrazioni veloci e ad alta frequenza prodotte molto più vicino al lander, secondo le stime a soli 925 chilometri di distanza.
Nonostante queste differenze, i due terremoti hanno comunque molto in comune. Oltre al fatto di essere molto forti, aggiungono i ricercatori, entrambi si sono verificati durante il giorno, il periodo più ventoso – e, per un sismometro, più rumoroso – su Marte. Il sismometro di InSight, infatti, solitamente rileva i terremoti di notte, quando il pianeta si raffredda e i venti sferzano a minore velocità. Ma i segnali di questi terremoti erano abbastanza grandi da superare qualsiasi rumore causato dal vento, sottolineano i ricercatori.
Guardando al futuro, il team della missione sta valutando se eseguire altri interventi per allontanare la polvere dai pannelli solari di InSight dopo la congiunzione solare di Marte, il periodo in cui la Terra e Marte si trovano ai lati opposti del Sole. Durante questo periodo la radiazione solare può influenzare i segnali radio, interferendo con le comunicazioni da e con la Terra: per questo motivo, a partire da oggi – mercoledì 29 settembre – il team di controllo della missione ha temporaneamente sospeso l’invio di comandi alla sonda, anche se il sismometro continuerà ad ascoltare il cuore di Marte.